Pulp. Se c’è un termine per indicare la copiosa serie di avventure, giunta a quattordici romanzi, di Anita Blake, la cacciatrice di vampiri di St. Louis, è proprio questo. Del resto si vocifera sia stata la diretta ispiratrice per il serial televisivo Buffy, the Vampire Slayer: non poteva che essere merce da grande pubblico tanto che sembra strano di non vederlo stampato in uno di quei giornali con storie a puntate, un Weird Tales per un pubblico poco raffinato. Perché il problema è proprio questo, che la Hamilton mescola in maniera molto volgare thriller (ci sono degli omicidi dietro alla storia), gotico (i vampiri), atmosfere horror (zombie) e sensualità di basso livello (non a caso il titolo originale del romanzo è Guilty Pleasures).
Anita Blake è la abile protagonista che gode dell’attenzione della comunità in cui vive per i suoi molti talenti: caccia i vampiri ma resuscita anche zombie in una società americana dove il vampirismo è diventato legale. Insieme all’ammirazione, e forse qualcosa di più, di uno di queste creature della notte ci sono anche minacce da parte della stessa comunità vampirica, preoccupata forse di una donna che gestisce tanti diversi e pericolosi poteri. Le peripezie di questa eroina, che almeno ha dalla sua il fatto che introduce nei racconti d’azione un elemento femminile preponderante, costituiscono l’ossatura della storia. Una trama che, bisogna subito avvertire, si dimostra molto fragile e che peggiorerà ulteriormente nei romanzi successivi.
Non è forse politicamente corretto giudicare un libro rispetto ai suoi eventuali seguiti, ma è anche vero che in Nodo di sangue si notano il nucleo dei difetti della saga, difetti che purtroppo l’autrice non tenta di correggere ma anzi esaspera. Se il pulp è un genere divertente e sicuramente nato per il mercato del divertimento, non per questo non si è riuscito a declinarlo in maniera intelligente. Tra citazioni a vecchi classici del genere e la giusta dose di umorismo si riesce a confezionare una storia se non intelligente almeno godibile anche da parti di lettori più smaliziati. Sembra che la prima avventura di Anita Blake stia sul filo di rasoio tra svago e trash, gli estremi in cui sfocia invariabilmente il pulp. Purtroppo in questo caso si tende al secondo: col proseguire della storia il sesso e la violenza siano gli unici motori propulsori di una trama che fiaccamente si trascina in avanti senza avere solidi appigli né personaggi in grado di dimostrarsi tridimensionali ma che permangono allo stadio di (noiose) macchiette. A partire dalla protagonista rampante che viene iperbolicamente incensata dall’autrice senza però che ne venga giustificato il motivo.
Forse il terzo elemento che rende godibile il pulp, come insegnava Bukowski, è una buona dose di autoironia.
Giudizi
Trama:Rating:
Personaggi:Rating:
Stile:Rating:
Generale:Overall Rating:
Info utili
Titolo e autore originale: Guilty Pleasures, Laurell K. Hamilton
Titolo e traduttore italiano: Nodo di sangue, A. Zabini
Collana, editore e anno: Teadue, TEA, 2005
ISBN o ISSN: 9788850206889
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Pagina dedicata a Laurell K. Hamilton sulla Wikipedia italiana e inglese
Pagina dedicata al romanzo sulla Wikipedia italiana e inglese
Pagina dedicata ad Anita Blake sulla Wikipedia italiana e inglese
Sito ufficiale dell’autrice
Sito italiano dedicato ad Anita Blake
Mi dispiace non sono assolutamente d’accordo, è vero che i primi romanzi non sono paragonabili agli ultimi, ma dire che non sono autoironici per me non ha senso, sinceramente non so se perchè li leggo in lingua originale, ma ci sono delle volte in cui mi rotolo per terra…
A presto, gb
gb, si può esprimere il proprio disaccordo senza dire che le opinioni altrui non hanno senso. Capisco il tuo voler dire la tua e il voler magari difendere ciò che ti piace, ma non vorrei sentire espressioni come "dire blabla non ha senso".
Grazie.
Gb, non ho detto che il libro non è ironico, ma autoironico che è una cosa diversa e non riguarda tanto il tono leggero del racconto ma proprio un modo più sottile di atteggiarsi del narratore. La Hamilton rende troppo sul serio personaggi che non meritano questa serietà; oltretutto ha creato una protagonista, Anita Blake, che è la sua copia in fatto di aspetto fisico e gusti. Direi che tanto basta per affermare che secondo me l’autrice non ha imparato l’autoironia (come fanno invece altri grandi del romanzo popolare).
allora non mi sono spiegata bene, ma per me non è vero che non è autoironica perchè negli altri libri, diciamo pure dal terzo/quarto in poi lei si prende costantemente in giro e anche sul suo blog e sui suoi newsgroup, per questo per me non aveva senso, non volevo certo offendere nessuno accidenti, mi dispiace…
spero comunque di essere stata più chiara adesso, e insomma mi dispiacerebbe che uno smettesse di leggere la serie di Anita, perchè secondo me merita, ovviamente IMHO
EDIT: modificato dall’amministrazione dopo un richiamo ignorato.
gb, te l’ho detto prima e te lo ripeto. Non accetto assolutamente che in questo blog si dica che le opinioni altrui non hanno senso, chiunque lo dica e per qualunque motivo lo faccia. Per cui, per cortesia, se vuoi continuare a partecipare evita queste espressioni estremamente fastidiose.
P er questo motivo il tuo commento è stato modificato. Per favore non farmi intervenire di nuovo, ok?
Faccio presente che forum, blog e newsgroup non hanno nulla a che vedere col libro. Che l’autrice si prenda in giro là significa poco, ai fini della recensione.
ok allora io ho scritto e cito "…non ha senso per me", il che per me (ripeto) significa che non è mai stato in questo modo che ho pensato la scrittura della Hamilton, ripeto e ripeto che non ho mai voluto dire che non aveva senso quello che aveva scritto nell’ordine prima Alessia e poi Laurie, spero di essere stata chiara stavolta.
Ma l’espressione che hai usato voleva dire quello, e può risultare offensiva, perchè le opinioni di chiunque sono valide allo stesso modo.
Il disaccordo si può esprimere anche con altri termini.
Per cui per favore, cerca di "moderare i toni": capisco il fervore nel difendere una cosa che ti piace, ma prima di tutto deve esserci il rispetto delle opnioni altrui. E ti assicuro che dire "non ha senso" non denota rispetto, anche se in realtà si voleva dire tutt’altro.
mi interessa riuscire ad essere chiara e solo non essere fraintesa, in tal senso mi piacerebbe sapere come hai cambiato il mio secondo commento (il quarto), in tal modo eviterò di ripetere i miei errori, grazie.
non pensando di poter essere censurata non mi ero copiata il messagio, tutto qui, omnia munda mundis
gb, non sei stata censurata. Ti è stato chiedere di usare toni diversi e te ne sei fregata.
Essendo questo un blog gestito da me, mi piacerebbe che quando chiedo di rispettare determinate regole venisse fatto. Quando non vengono rispettate, intervengo. Fine.
La prossima volta per cortesia cerca di stare più attenta.
Secondo me (premessa che invocando l’arbitrio scardina qualsiasi contrapposizione),
censurare le opinoni altrui, quando (come in questo caso) non sono offensive: Non Ha Senso.
E vi prego censurate anche me che non ne vedo l’ora 🙂
Serenità… sopratutto non prendiamoci (me per primo) troppo sul serio…
Allora. Il blog è mio. Io specifico i regolamenti. Pretendo che vengano rispettati.
Se per te "non ha senso" non è offensiva, epr altri può esserlo. Per me lo è, e NON VOGLIO sentirla sui miei spazi. E se dopo che ho specificato questo, la cosa si ripete, intervengo e me ne sbatto se la considerate censura, dato che io considero questa cosa maleducazione. Sono stata chiara adesso?
Adesso per cortesia la finiamo con gli OT e torniamo a parlare del libro. Se certe regole non vi va di accettarle, nessuno vi obbliga a restare qui. Se volete restare qui, le rispettate e basta.
Plasson, il regolamento specifica che i commenti alle recensioni devono riguardare il libro. Per cui se hai qualcosa da dire sul libro ben venga, se no tra una settimana tutti gli OT spariscono.
Finitela di parlare di censura e rispettate le regole, perchè altre violazioni non ho intenzioni di tollerarle.
Ritengo che la recensione potrebbe non rendere giustizia al libro. E’ vero che la Hamilton ha uno stile leggero, volutamente, ma una trama non complessa non è indice di trama scarsa. La linearità della storia è ricercata e al contempo lascia diversi spunti nelle riflessioni su quel mondo a metà fra il gotico e il quotidiano, fra leggenda e realtà dove i personaggi sono immersi. Un libro che è estremamente godibile…e che nel seguito per me tende persino a migliorare nei libri dopo come stile di scrittura.
Io lo consiglio, ancor più caldamente consiglio i romanzi su Merry Gentry.
Solo un breve appunto: le recensioni qui su Amazing Readers non sono “recensioni professionali”, ma semplici impressioni di un lettore. Per questo penso che sia difficile trovarne una che renda giustizia a un libro in senso “assoluto” (soprattutto se un libro è piaciuto molto o molto poco a chi lo recensisce). Anzi, penso che sia praticamente impossibile, dato che sono tutte più o meno influenzate da quanto il libro ci è piaciuto o no, e forse anche dai confronti più o meno consapevoli che si fanno con altri libri. Lo scopo poi non è tanto il rendere giustizia al libro, quando esprimere le proprie impressioni per condividerle con altri lettori. Questo vale sia per le recensioni che per i vostri commenti, ovviamente^^
E’ anche per questo che i commenti sono utili: più impressioni sullo stesso libro 🙂
Scusate l’intromissione, ma in questi giorni ho ricevuto tanti form che iniziavano con “spettabile redazione” e non vorrei si confondesse il blog per qualcosa che non è^^”