Baricco lo sperimentale, l’anticonvenzionale, colui che vuole stupire il lettore: ce lo fa capire subito nell’introduzione a questo libretto, qualcosa che non sa neppure lui cosa sia benché il sottotitolo sia esplicito del contenuto. Un monologo; e qui abbiamo proprio un monologo scritto per essere recitato in teatro con tanto di suggerimenti scenici (scarni, ad essere onesti) e una lingua espressiva che ben si adatta a essere impersonata da un attore.
A dire la verità Novecento non è che una storia, pura narrazione di uno strano caso, come sempre con Baricco al limite tra l’impossibile, il fiabesco e il reale.
Un trombettista, assunto nell’orchestra di una nave cha fa la spola tra le due rive dell’Atlantico, narra di un pianista geniale dal nome impossibile di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Qual è l’assurdo di questa vita incredibile? Che egli non è mai sceso dalla nave in cui è nato e cresciuto. Quale sia la ragione sta al lettore scoprirlo, come sempre.
Baricco, come ho detto, ama stupire. Spinge all’estremo il paradosso anche in questo caso, non tanto con la trovata del musicista che per il suo solo genio impara a suonare in modo eccezionale ma per la scelta di questo uomo vissuto sempre nell’oceano, fuori dal mondo e dentro solo alla multiforme umanità di immigrati in fuga verso l’America e di ricchi signori che lo ascoltano ogni sera suonare. Ma per una volta, il nostro autore non ci regala solo la bravura con cui sa giostrarsi fra parole e frasi perfettamente riuscite (possiamo avere qualsiasi opinione su Baricco, ma non si può negare che conosca la lingua in cui scrive), o la stranezza delle sue storie e dei suoi personaggi: questa volta riusciamo a vedere oltre lo scintillio della sua prosa incantatrice un senso. Nel climax finale, nel tumulto delle note conclusivi del racconto in cui le voci del narratore e del narrato si sovrappongono e si uniscono troviamo la lucida "pazzia" di un uomo che ha scelto di non vivere la propria vita. Per questa volta sembra che Baricco non voglia solo giocare con il lettore, presentandogli un arazzo dai colori vivaci ma privo di vera trama, di figure accattivanti ma vuote.
Per tutti questi motivi Novecento rimane il più bel pezzo di Baricco, solo un frammento di una voce dissonata e pazza, ma che suona sincera e non sa del sfavillante, fasullo manierismo da scrittore sperimentale.
Sapete cosa mi piace di questo blog? E’ che andate a spulciare anche (e forse soprattutto) libri ignoti ai molti… beh, se non altro ignoti a me. E questo mi permette di conoscere libri che vanno oltre ai soliti noti. Complimenti!!!
Novecento, forse perchè non è nato come un racconto o un romanzo, forse perchè era destinato al teatro, è la più "evocativa" delle opere di Baricco. Forse sembra anche, paradossalmente, la più reale, diversa dalle atmosfere soffocanti di City o dall’impressione di irrealtà di Oceano Mare, perchè il lettore si immedesima maggiormente nel protagonista, forse perchè non ha l’impressione che un sottilo file possa distruggere il mondo fittizio creato dalle parole. Stupendo…
Non ho letto Novecento, proprio perché scoraggiato da letture precedenti quali Seta e City, nonché numerosi suoi articoli su Repubblica e altre riviste, articoli brillanti per supponenza. Sul generale manierismo di Baricco sono più che d’accordo con te, Laurie, e forse è per questo che, nonostante la tua recensione positiva, l’interessa a leggere altre opere sue non aumenta di molto
Il mio incontro con Baricco è avvenuto con Seta prima e Castelli di rabbia; il primo mi piacque, il secondo lo finii forzatamente.
Novecento invece lo presi a caso mentre ero alla feltrinelli e non sapevo che fare; era piccolo, mi dissi, quindi in una oretta l’avrei finito, come poi accadde.
Premetto che io avevo visto il film, e molti mi dicevano che il monologo non rende. Niente di più sbagliato; mentre leggevo, dovevo fare violenza su me stessa per restare ferma e non mettermi a recitarlo davanti a tutti: mi ha conquistata talmente tanto che, quando sono arrivata alla fine, ci sono rimasta male, che era già finito.
Condivido l’opinione di Ale, quindi: il modo in cui Baricco racconta una storia, quella di novecento, appunto, tra la realtà e la fantasia, è davvero particolare e unico.
Ops… volevo dire Laurie! XD