La Battaglia di Tebe (Kifah Tibe):
Il primo racconto si svolge durante la XVII dinastia, quando l’Egitto del nord è sotto il controllo degli Hyksos. Questi popoli sono molto agguerriti e grazie all’uso dei carri, riescono a sconfiggere il regno del sud, schiavizzando i suoi abitanti e costringendo i nobili a fuggire verso la Nubia.
La quarta di copertina lo definisce intenso e appassionante. Ecco, io non sono per niente d’accordo.
Non si dovrebbero mai paragonare tra loro i libri, ma qui mi sorge spontaneo farlo. Ho già letto storie ambientate durante la dinastia degli Hyksos (Il Dio del Fiume di Wilbur Smith ad esempio parla proprio della battaglia di Tebe), quindi so perfettamente com’è un romanzo appassionante… bene, questo racconto di sicuro non lo è.
I personaggi non hanno alcuno spessore e le descrizioni sono frettolose e sbrigative, spesso ripetitive. Non posso nemmeno dire che la trama è troppo lineare, perchè non c’è nessuna trama! E’ un elenco di fatti farcito con qualche bella parola, senza un filo di passione e di coinvolgimento emotivo, come un’avventura raccontata da un bambino delle elementari.
Bocciato!!
Akhenaton. Il Faraone Eretico (Al-A’ish F’il Haquiqa):
Miri-Mon, in viaggio lungo il Nilo con il padre, scorge dalla sua barca le rovine della città costruita dal faraone Akhenaton. Spinto dalla curiosità e dalla determinazione di preservare la realtà dei fatti, il giovane vuole sapere tutto della vicenda accaduta durante il regno dell’Eretico, così decide di rivolgersi a coloro che furono testimoni dell’ascesa e della caduta del culto atoniano. Confessione dopo confessione Miri-Mon cerca di ricostruire la storia della riforma religiosa, ma non è facile distinguere chi mente e chi racconta la verità.
L’argomento -secondo me- è uno dei più affascinanti dell’antico Egitto, ma questo racconto è di una noia allucinante. Ogni capitolo è dedicato ad un testimone diverso che, attraverso una sorta di intervista, dichiara la propria versione dei fatti. Leggere una storia narrata da più punti di vista è sicuramente interessante ma dopo quattro o cinque esposizioni, la cosa inizia a diventare leggermente ripetitiva e pesantuccia.
Per quanto mi riguarda, anche il secondo romanzo di questa raccolta può tranquillamente finire nel dimenticatoio…
La Maledizione di Cheope (Abath Al-Aqdar):
Questa storia è ambientata a Menfi, durante il regno di Cheope. Il faraone, annoiato dalle solite faccende quotidiane, decide di spezzare la routine ricevendo nel palazzo un mago famoso per i suoi oracoli e le sue capacità ipnotiche. L’indovino, inizialmente preso in giro da tutta la corte, profetizza un terribile evento: nessun figlio di Cheope governerà l’Egitto perchè la sua dinastia si spezzerà e salirà sul trono un altro bambino. Il faraone non ha intenzione di sottomettersi al destino e inizia così la caccia al neonato che minaccia i suoi eredi.
Nonostante l’ultimo racconto sia stato scritto prima degli altri due (e quindi, teoricamente, dovrebbe essere il più acerbo), è stato quello che ho letto con meno fatica. La trama è abbastanza banale e facilmente intuibile, ma almeno siamo di fronte ad una storia scorrevole e con personaggi descritti un po’ meglio.
A questo punto mi sorge un dubbio: ma chi è che assegna i premi Nobel?? Perchè onestamente mi aspettavo dei romanzi molto più particolari ed interessanti da uno scrittore giudicato così valido in ambito internazionale. I Romanzi dell’Antico Egitto sono stati un’autentica delusione, dalla prima all’ultima pagina.