Traduttore: Laura Grimaldi
Editore: Longanesi Genere: Narrativa
Pagine: 432
ISBN: 9788830411890
Goodreads :: Anobii
Il nostro voto:
E' la storia di Carlito Brigante, un portoricano di Harlem che si è conquistato un posto di primo piano nella malavita newyorkese grazie a un fascino irresistibile e a una naturale autorevolezza: un uomo che combatte una dura battaglia per la sopravvivenza tra la minaccia, per lui insopportabile, dellaprigione, un'esperienza che ha già fatto e che non vuole ripetere, e collaboratori inaffidabili che si rivelano i suoi veri amici.La racconta Edwin Torres, un giudice di Corte Suprema, che ha donato alla vicenda la sua competenza di magistrato.
Nel 1993, a dieci anni da Scarface, Al Pacino si riunisce al regista Brian De Palma per un nuovo gangster movie: Carlito’s Way. È la storia di Carlos Brigante – detto Carlito – criminale di origini portoricane nella Harlem degli anni ’70. Condannato a trent’anni, l’avvocato (impersonato da Sean Penn) riesce a trarlo di galera dopo cinque, e Carlito davvero è intenzionato ad abbandonare la vita criminale: ma nonostante questo, non riesce a evitare di rimanerne invischiato di nuovo, a causa di un affare losco in cui lo trascina il suo stesso avvocato e cui lui cede per bisogno di danaro.
La sceneggiatura è basata su due romanzi: Carlito’s Way e Ore piccole. Il loro autore, Edwin Torres, egli stesso di origini portoricane, è giudice della Corte Suprema dello Stato di New York e per comporli ha attinto alle sue dirette esperienze professionali intorno alla malavita di strada. I due romanzi sono stati pubblicati in Italia da Longanesi nel 1994 in un unico volume intitolato Una vita a modo mio (mentre più recentemente, sulla scia di un’altra produzione del 2005 – Carlito’s Way: Rise to Power, imperniato sugli eventi del primo romanzo – il solo Carlito’s Way è stato ristampato da Newton Compton). Si tratta di due vicende separate (il film di De Palma prende in prestito il titolo dall’uno e la storia dall’altro) e godibili ciascuna in modo autonomo. Spiccano tra le due svariate differenze contenutistiche e formali. Carlito’s Way è la narrazione, dalla voce medesima del protagonista, delle sue prime avventure, la gioventù e l’ascesa progressiva nei ranghi della malavita latina, in perenne opposizione all’italiana (“gli Spaghetti”) e alla nera (“gli Inchiostri”). Un romanzo brillante, spesso e volentieri esilarante malgrado l’argomento, il cui punto di forza è proprio la carica fulminante della prima persona: Carlito ha delle opinioni nette sul mondo e su se stesso, non le manda a dire e si cura che il suo messaggio passi in modo chiaro, spesso ma non necessariamente volgare, e sempre pungente. Il tono di Ore piccole, al contrario, non è più bullesco e spensierato, ma si fa essenzialmente serio e finanche cupo. Un ruolo rilevante appartiene a David Kleinfeld, che ormai divide la scena con lui; e Carlito non è più il ragazzotto sbruffone che comanda nella strada, anche se naturalmente la sa lunga tanto quanto prima (se non di più). La narrazione rimane coinvolgente perché lo è la vicenda, ma quanto a stile pare perdere di smalto rispetto al romanzo precedente, arrivando a soffrirne il confronto. A leggerli di fila (come quasi inevitabilmente accade dal momento che son raccolti in un unico volume) ci si ritrova ad un certo punto a percepire nostalgia per il Carlito scanzonato del primo romanzo. Resta vero che, tra l’uno e l’altro, la lettura ha un suo indubbio fascino: ed è consigliata senz’altro a chi è appassionato delle storie di gangster.
I nostri voti | |
---|---|
Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |