Serie: Trilogia dei moschettieri #2
Editore: Mondadori Genere: Classici, Storico
Pagine: 896
ISBN: 9788804488019
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Il nostro voto:
Le nuove ardimentose imprese di d'Artagnan e dei tre moschettieri Athos, Porthos e Aramis, sullo sfondo di una Parigi irriconoscibile, in cui lo splendore della corte di Luigi XIII ha lasciato il posto a una città misera e oppressa dal governo del cardinal Mazarino.
Avevamo lasciato, sul finale dei Tre Moschettieri, i quattro amici prendere strade differenti, ciascuno con le proprie più o meno belle speranze all’indomani della presa della Rochelle. Vent’anni dopo lo scenario è profondamente mutato: è il 1648, Richelieu è morto così come il sovrano Luigi XIII, mentre suo figlio – futuro Re Sole – non ha che dieci anni ed è la madre, Anna d’Austria, a governare la Francia con il ruolo di Reggente appoggiandosi al consiglio del cardinale Mazzarino, che a sua volta ha sostituito Richelieu nel ruolo di primo ministro. In tutta la Francia l’atmosfera è diversa, perfino più fosca, e lo si sente sin dalle prime pagine: laddove I Tre Moschettieri presentavano un giovane guascone dal profilo aquilino in cerca di fortuna su un brocco color ranuncolo, l’apertura di Vent’anni dopo è su un Mazzarino rinchiuso nel suo ufficio e tormentato dal malcontento popolare, oltre che dalla generale ostilità di cui gode in quanto spilorcio italiano anche a Palazzo Reale. È il preludio della Fronda (prima del Parlamento e poi dei Principi), sullo sfondo della quale si stendono le nuove peripezie dei quattro amici, prima proprio da essa divisi, poi di nuovo tutti riuniti per una missione che li porta fino in Inghilterra.
D’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis sono invecchiati, ma non nello spirito: si può dire al più che sono maturati e si sono ulteriormente affinati, acquisendo la saggezza propria dell’età senza perdere lo spirito d’avventura eroico e romantico che era loro proprio sin dall’inizio. Pur quando le loro vite li fanno incrociare da fronti opposti sul campo di battaglia, la memoria dell’antica amicizia è brace sul fondo dei loro cuori: i gentiluomini si fermano, ripongono il ferro e levano il feltro con un inchino, consci del reciproco valore. Quando poi la Storia li riporta tutti sullo stesso lato, l’amicizia di oltre vent’anni rifiorisce ed è come vederli di nuovo nel primo episodio, solo un poco più riflessivi ma ugualmente indomiti.
Da alcuni ritenuto ancor migliore dei Tre Moschettieri, Vent’anni dopo è un romanzo più lungo, meno spensierato ma altrettanto – se non più – intenso, avvincente allo stesso modo e allo stesso modo ricco in umorismo e colpi di scena. Dumas lo scrisse, immediatamente in seguito al successo del primo romanzo, nel 1845, quando uscì a puntate fra il 21 gennaio e il 2 agosto su Le Siècle: sono anni d’oro per l’autore, che a cavallo fra il 1844 e il 1845, oltre ai primi due volumi del ciclo dei moschettieri, compose e pubblicò con enorme successo di pubblico l’altra sua opera più celebre, Il Conte di Montecristo, oltre a un numero di titoli meno noti.
Il 1845 è anche l’anno in cui viene pubblicato contro di lui un pamphlet, Fabbrica di romanzi: la ditta Alexandre Dumas & C. (Dumas farà causa per diffamazione e vincerà ), intorno alla questione – tutt’oggi aperta e dibattuta – del suo “servirsi di collaboratori” per la stesura dei romanzi. Il nome più noto, in quanto peraltro legato al ciclo dei moschettieri, è quello di Auguste Maquet (alla cui figura è stato dedicato un recente film, L’autre Dumas). Egli avrebbe contribuito, secondo la teoria più accreditata, ad abbozzare un canovaccio di trama alla cui redazione definitiva avrebbe provveduto poi il solo Dumas.
In Vent’anni dopo l’introspezione cede il passo alla battuta brillante e la riflessione all’azione (benché in proporzioni leggermente meno spiccate rispetto al volume precedente), e per questo è erroneamente ritenuto solo un libro per ragazzi. Ma sarebbe più esatto dire: Vent’anni dopo (come in fondo il ciclo intero dei moschettieri) è per chi ama la narrazione pura e semplice, per chi vuole ascoltare una storia e non ha paura di gettarvisi a capofitto. È un romanzo dove si compiono ancora una volta gesta eroiche: gesta che non scaturiscono dal genio isolato del singolo, bensì dal genio congiunto di quattro uomini che, pur dopo vent’anni di silenzio, sono in grado di ritrovarsi, essersi fedeli ed agire come uno solo esattamente come avveniva agli albori della loro amicizia.
I nostri voti | |
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Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |