Traduttore: Francesco Forti
Editore: Mondadori Genere: (Auto)Biografia
Pagine: 305
ISBN: 9788804379881
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A sedici anni è partita felice per lo Yemen, il paese di suo padre, sognando il sole, le palme e altre esotiche meraviglie.
Per Zana Muhsen avrebbe dovuto essere una magnifica vacanza. Invece è stato un lunghissimo incubo. Perché Zana è stata comperata per diventare la moglie di un ragazzo yemenita, per vivere quasi come una schiava nel più sperduto dei villaggi. Un orribile destino che Zana condivide con sua sorella Nadia.
Questa è la cronaca allucinante di otto anni di sofferenze, di odio, di disperazione. E' la storia della ribellione di Zana e della rassegnazione di Nadia. Una testimonianza sconvolgente che commuove e fa riflettere. Una tragedia dei nostri giorni, forse meno rara di quanto possiamo immaginare.
Zana è un’adolescente inglese, come sua sorella Nadia, di un anno più piccola. Il loro padre è yemenita e decide di mandarle in vacanza nel suo paese d’origine, perché le due figlie vengano a contatto con le loro radici e con la cultura del proprio padre.
Pochi giorni dopo il suo arrivo nello Yemen, a Zana viene presentato il marito a cui è stata venduta dal padre, per la somma di circa 1300 sterline. A sua sorella toccherà la stessa sorte.
Zana pensa che scherzino, quando le dicono che quel ragazzetto più piccolo di lei è suo marito. Uno scherzo di cattivo gusto. Ma non lo è. Zana, e più tardi sua sorella Nadia, viene costretta a subire il sesso, le botte se si rifiuta, i più pesanti lavori domestici, diventando in tutto e per tutto una schiava senza alcuna dignità. Ma Zana ha un carattere indomabile, e lotta con le unghie e con i denti per mantenere la propria identità di ragazza nata e cresciuta in Inghilterra, con il diritto di scegliere il proprio compagno, e il diritto di affermare il disgusto per quello stupro protratto negli anni. Il libro racconta le sue disumane condizioni di vita, le tradizioni dello sperdutissimo villaggio in cui è costretta a vivere, il suo odio profondo per la famiglia del marito e per il padre, e le peripezie per fuggire da quel Paese. Ci riuscirà solo dopo anni, grazie anche alla mediazione di un medico che aiuterà lei e sua sorella a rintracciare la loro madre, all’oscuro di tutto.
Questo libro l’ho letto d’un fiato, perché mi ha immensamente colpita non solo la condizione di schiavitù in cui Zana e la sorella sono costrette a vivere, ma anche la connivenza del governo yemenita con questo tipo di tradizioni. La vicenda di Zana si è sbloccata solo quando lei è riuscita a convincere la madre a parlare della sua storia con la stampa, creando così un incidente diplomatico che né il governo inglese né quello yemenita hanno potuto ignorare. Allora le cose si sono mosse: allora lo spirito battagliero di Zana ha avuto la meglio.
Questo libro mi ha disgustata, per l’idea che ci siano uomini, non importa di che nazionalità e religione, che considerano ancora le donne una merce di scambio. Mi ha fatto infuriare l’idea di un padre che vende le figlie per pagarsi i debiti. Mi ha commossa la descrizione di Zana che reincontra la madre, con una sorta di accento infantile che permane quando la chiama “mamma”. Ho provato la delusione dei tentativi falliti, il senso di impotenza di tradizioni per cui la donna è nulla e l’uomo tutto. Ho provato il senso di ingiustizia per ciò che veniva fatto, per impedire a due donne di uscire dal paese che le teneva prigioniere. Ho provato la preoccupazione di non sapere, alla fine del libro, che sorte sia toccata a chi era rimasto indietro.
A questo libro è seguito Ti salverò, scritto sempre da Zana con un ghostwriter, che racconta le peripezie per giungere alla liberazione anche di Nadia e dei figli che le due sorelle hanno avuto dai mariti-acquirenti. Secondo le ultime notizie reperibili in rete (scarse, per proteggere la famiglia), anche Nadia sarebbe tornata in Inghilterra, non si sa bene come e quando, insieme ai bambini e al marito, accompagnata anche da Marcus, l’unico figlio di Zana. Il massimo riserbo è comunque tenuto sulle vicende di queste due donne, che sono tuttora segnate, anche nella mente, da ciò che hanno subito. E che per questo vanno rispettate.
Questo libro è una denuncia importante, durissima da leggere, ma necessaria.
Una piccola curiosità: la donna velata fotografata in copertina è Nadia.
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