Traduttore: Lucio Chiavarelli
Editore: Newton & Compton Genere: Classici, Epistolare
Pagine: 256
ISBN: 9788882891602
Compra su: IBS :: Amazon :: Feltrinelli :: Libraccio
Schede libro: Sito editore :: Goodreads :: Anobii
Il nostro voto:
Le relazioni pericolose rimane per la critica e per i lettori una pietra miliare di qualsiasi narrativa e un capolavoro indiscutibile del romanzo epistolare. Considerata la molteplicità dei temi, degli intrecci e dei riferimenti letterari, può essere soggetto a varie interpretazioni: c’è chi ne esalta l’ironia sostanziale e chi vi intravede invece un sentore di morte e di autodistruzione, chi arriva a vederci un’anticipazione dello Sturm und Drang e chi individua parentele con i fratelli minori di Sade. Resta comunque il fascino che continua, con il passare del tempo, a esercitare. Dal libro è stato tratto un film di grande successo, diretto da Stephen Frears e interpretato da Glenn Close, John Malkovich e Michelle Pfeiffer.
«Ma Valmont non è di questa razza: la sua condotta è il risultato delle sue idee innate. Sa calcolare tutti gli orrori che un uomo può concedersi senza compromettersi e, per esercitare la sua crudeltà senza rischi, ha scelto come vittime le donne.»
“Ma Valmont non è di questa razza: la sua condotta è il risultato delle sue idee innate. Sa calcolare tutti gli orrori che un uomo può concedersi senza compromettersi e, per esercitare la sua crudeltà senza rischi, ha scelto come vittime le donne.”
Romanzo epistolare che, ai tempi, fu considerato scandaloso tanto da creare problemi al suo autore, Le relazioni pericolose narra, attraverso una serie di lettere di diversi personaggi, accuratamente ordinate, gli intrighi di due personaggi piuttosto libertini per sedurre una virtuosa signora sposata l’uno e una ragazzina appena uscita da un convento per sposarsi.
Il romanzo è abbastanza interessante, anche se l’ho trovato un pochino lento, per così dire, all’avvio: anche questo però potrebbe essere considerato un suo pregio, dato che ogni lettera rispecchia lo stile del personaggio che la scrive, nonché la situazione in cui viene redatta (ad esempio, le lettere della Marchesa de Merteuil e di Valmont quando vengono indirizzate a personaggi davanti a cui devono ‘salvare la faccia’). In questo senso, sono mirabili le lettere della Signorina de Volanges, in cui lo stile è noioso, incerto, a tratti sgrammaticato; oppure quelle del suo innamorato, il Cavaliere Danceny, infarcite di plagi e luoghi comuni (interessante notare come le lettere che questo personaggio scrive alla sua innamorata e poi alla Marchesa de Merteuil siano molto simili sia nella sostanza che nella forma). La cosa che balza più all’occhio, comunque, è come i personaggi vengano tratteggiati tutti quanti solo ed esclusivamente attraverso le lettere, senza però che questa tecnica risulti pesante (come in altri romanzi epistolari sinceramente noiosi). Gli interventi dell’autore, se necessari, sono fatti tramite sporadiche note al testo; sono i personaggi a parlare, attraverso le loro lettere, rivelando le loro ambiguità , la loro doppiezza, i loro sentimenti più o meno sinceri.
Quasi tutti i personaggi infatti hanno una certa ambiguità che li contraddistingue; al di là dei due libertini, la marchesa de Merteuil e Valmont, la cui doppiezza è praticamente necessaria alla trama ed è evidente ed ammessa da entrambi (soprattutto dalla Marchesa, nella lettera LXXXI), anche gli altri sono pervasi da una certa ambiguità che rende impossibile prenderne uno in simpatia. Tutti sono, in un modo o nell’altro, falsi: dalla Signorina de Volanges, forse più oca che falsa, che pur professando amore eterno al suo innamorato non esita a tradirlo, al Cavaliere Danceny, che parla d’amore contemporaneamente, e probabilmente con la stessa “intensità ” di sentimento, sia alla Volanges che alla Merteuil; dalla Signora de Rosemonde, vecchia zia di Valmont, che prima consiglia alla signora de Tourvel, la donna che Valmont sta cercando di sedurre, di resistere alle trame di suo nipote, ma poi la perdona con molta facilità quando la donna cede alle sue lusinghe, alla madre di Cecile Volanges, una donna che passa con molta facilità dal difendere l’onestà della Marchesa al condannarne i comportamenti. Tutti, insomma, hanno le loro doppiezze, le loro falsità , che siano volute o mantenute solo ed esclusivamente perché “la società vuole così”: tutti, nessuno escluso -a parte forse la Presidentessa de Tourvel, che diverrà l’amante di Valmont- hanno un lato più o meno oscuro, che viene sintetizzato dalla totale doppiezza dei due protagonisti, i libertini che danno il via agli intrighi, assi portanti della trama.
Un altro aspetto davvero ammirabile è come questi due intrighi, nonostante inizino separati, anche nello spazio, e continuino su binari diversi fin quasi alla metà del romanzo, si intreccino poi grazie ad abili manovre dei due protagonisti nel castello della signora de Rosemonde; in questo modo, non solo si compie il piano iniziale della Marchesa (la giovane Volanges sedotta da Valmont, come scorno al suo futuro marito), ma viene portato praticamente a compimento anche il piano di Valmont (la seduzione della Presidentessa de Tourvel, costretta a lasciare il castello per resistere alle lusinghe del suo più o meno sincero innamorato). Ed è proprio la seduzione della Tourvel che sblocca la trama verso la sua fine: i rapporti tra i due libertini si incrinano, una serie di ripicche ha luogo e porta alla morte di Valmont in duello e allo smascheramento della Merteuil tramite la resa pubblica delle lettere più scandalose (quella in cui spiega i suoi “principi” e quella in cui svela l’intrigo ai danni di Prèvan, un uomo ingiustamente accusato di stupro, o di averlo tentato).Tutto questo appunto viene narrato attraverso le lettere, anche dei personaggi minori che possono servire (il servitore di Valmont, l’amministratore dei beni della Rosemonde, il confessore della Tourvel); una cosa che mi è piaciuta molto è stato il modo in cui venga spiegato, nel testo, come la raccolta delle lettere si è venuta formando. Con un sotterfugio spesso usato, quello del ritrovamento di un manoscritto -in questo caso del plico di lettere- e della volontà dell’autore di renderlo pubblico per “educare”, si apre il romanzo; e alla fine, quando tutto si è oramai compiuto, scopriamo come le lettere sono finite in mano alla Signora de Rosemonde e perché. È una trovata a mio avviso geniale, di una finezza che non si perde soltanto nell’introduzione, in cui solitamente si spiega solo come il manoscritto fittizio sia stato ritrovato, ma non come ci sia finito (si pensi al Manzoni, o a Hawthorne); qui invece è come avere una trama all’interno della trama, come le lettere vengono raggruppate.
Una menzione a parte, infine, merita il personaggio della Presidentessa de Tourvel. È l’unico personaggio di cui si possa dire che non sia macchiata dall’ambiguità e doppiezza degli altri, anche se ne rimane alla fine schiacciata. Mentre non siamo del tutti sicuri dell’amore di Valmont per lei (anche se alcune lettere fanno effettivamente pensare che, al di là dei suoi progetti di seduzioni, il Visconte nutra qualche sentimento per questa donna), nulla abbiamo da eccepire sui sentimenti di lei, che cerca di combatterli fino allo stremo delle forze, fino a morire, impazzendo, quando lui la lascia (istigato in qualche modo dalla Marchesa). In generale, si può dire che sia l’unico personaggio che rimane più o meno coerente con se stesso, sia verso l’esterno che verso se stessa (in completa contrapposizione con il personaggio della Marchesa, ad esempio, che nasconde le sue avventure dietro un velo di “virtù”); degli altri si notano tratti positivi e negativi, di lei difficilmente se ne trovano di negativi.
Insomma, da leggere. Vi assicuro che, nonostante io non ami il genere epistolare, vi dimenticherete che è una raccolta di lettere.
I nostri voti | |
---|---|
Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |