Traduttore: Beatrice Boffito Serra
Editore: BUR Genere: Classici
Pagine: 340
ISBN: 9788817150545
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Il nostro voto:
Scritto nel 1795 con il titolo di "Elinor and Marianne", "Ragione e sentimento" viene pubblicato nel 1811. Come gli altri maggiori romanzi della Austen, descrive le vicende di un'anima ingenuamente romantica che, attraverso l'esperienza, giunge a comprendere infine la realtà dell'esistenza. Protagoniste sono le giovani sorelle Dashwood, Elinor e Marianne, che, alla morte del padre, sono costrette a fare i conti con le ristrettezze economiche nella loro nuova e modesta casa nel Devonshire. Qui conosceranno le pene e le gioie dell'amore e, imparando a conciliare la ragione con il sentimento, diventeranno donne. Attorno a questo processo di maturazione la Austen tesse una trama piena di grazia e ironia, in cui con la sua elegantissima prosa riesce ad analizzare e descrivere con straordinaria sottigliezza il contrasto e il dissidio tra istanze psicologiche e morali.
Un pochino spinta da una mia amica che ha una vera adorazione per la Austen, mi sono buttata durante le vacanze a leggere altri due suoi romanzi; uno di questi è stato, appunto, Ragione e Sentimento.
La Austen è, a mio avviso, un’ottima autrice. Riesce in semplici descrizioni a dipingere un quadro del suo tempo, con le famiglie ricche preoccupare di rimanerlo, le famiglie più “povere” che spesso si accontentano di quello che hanno o cercano di raggiungere una posizione migliore con un matrimonio azzeccato, le donne che, se non sposate, vanno incontro a seri problemi.
Nulla di questo manca nemmeno in Ragione e Sentimento; vediamo fin dall’inizio come la ragione sia rappresentata da Elinor, la maggiore delle sorelle Dashwood, una ragazza capace di sentimenti profondi ma che non li mostra apertamente come invece fa Marianne, che fin dall’inizio ci appare passionale, dai sentimenti travolgenti e quasi violenti, impetuosa nella gioia come nel dolore.
Allo stesso modo, vivono i lori amori in maniera opposta: le deliranti gioie di Marianne -come poi i suoi deliranti dolori- fanno sembrare fredda e gelida la compostezza con cui Elinor cova in segreto l’amore in boccio che ha lasciato nella casa del fratellastro. E noi lettori veniamo tratti in inganno quanto loro: Willoughby ci sembra l’innamorato più ardente del mondo insieme a Marianne, ed il goffo ed impacciato Edward sembra non ricambiare l’amore di Elinor. E ciò ci sembra confermato quando ad Elinor, devo dire con una certa malizia se non cattiveria, viene confidato da Lucy Steele che Edward è già fidanzato in gran segreto con lei. Ma come sempre nei romanzi della Austen i personaggi non sono mai come sembrano essere; e così, con un artificio simile a quello che si ritrova in Orgoglio e Pregiudizio a proposito di Wickam, Willoughby si rileva un “cacciatore di dote” che non sa tenere fede a Marianne (non abbastanza ricca, per lui) ed Edward invece, quando il suo fidanzamento viene scoperto, si rivela leale, pur nei confronti di una donna che non ama più e che è solo alla ricerca di un matrimonio che la sistemi. E tutto si risolve poi nel lieto fine; Edward si libera inaspettatamente del suo fidanzamento (Lucy trova nel fratello di Edward un partito migliore), Marianne si trova a smentire tutti i suoi principi innamorandosi del colonnello Brandon -che aveva trovato insipido e noioso- e Willoughby rimpiangerà tutta la vita di aver tradito Marianne.
L’evoluzione della storia è magistrale. Pochi dettagli che tornano, come sempre, fondamentali più avanti, temperamenti che si addolciscono e caratteri che si fanno più caldi o più placidi costellano ogni pagina. L’abilità della Austen sta proprio in questa precisione, in questa analisi del personaggio che non muta da una pagina all’altra, ma una pagina dopo l’altra. Mi piace pensare che fosse conscia di questa abilità, perché è riservata solo ai protagonisti: gli altri, i personaggi che di solito si definiscono minori, sono tratteggiati con poche, definitive e ironiche parole: ed è per questo che rimangono vividi nella nostra memoria come fermi nel tempo, mentre sentiamo che Marianne rimane impetuosa -alla fine si dice che non sa amare se non con tutta se stessa- ma che cambia lentamente.
Un progresso, una crescita che la Austen riserva a pochi.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
Copio e incollo i commenti ri cevuti da questa recensione sul vecchio blog:
Rei il 05/09/2004
Bellissima questa tua recensione Alessia! Penso che colga in pieno le sensazioni che riesce a trasmettere questa bravissima autrice. Anche io ho amato molto "Ragione e sentimento", penso che sappia descrivere in moo sublime la vita dell’epoca, facendoci immergere in un sistema sociale fatto di tante piccole ipocrisie ma anche, spesso sotto la superficie, di sentimenti autentici. La mia preferita è sempre stata, comunque, Elinor, con la sua pacatezza e la sua grande profondità, penso che sia un personaggio da scoprire lentamente e molto vero.