Traduttore: Luciana Pugliese
Editore: Neri Pozza Genere: Narrativa
Pagine: 229
ISBN: 9788873057703
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Il nostro voto:
Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città… Griet, la giovane figlia di uno dei decoratori di piastrelle più rinomati di Delft - privato, per un incidente, "degli occhi e del lavoro" - è in cucina, intenta a sistemare, com'è solita fare, le verdure tritate (cavolo rosso, cipolle, carote, rape e porri ordinati splendidamente a cerchio e, in mezzo, una rondella di carota), quando ode voci decisamente insolite nella casa di un modesto decoratore… voci che suggeriscono "immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce". Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e un'espressione ferma sul volto lungo e spigoloso, e una donna - piccoli ricci biondi, sguardo che guizza qua e là nervosamente - che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente da vicino, dal Quartiere dei Papisti, eppure lontanissima da Griet e dal suo mondo. Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla. Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l'arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile - tra Vermeer e Griet, l'artista e la serva, l'amato e l'amante, l'uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette -, La ragazza con l'orecchino di perla ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile. Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell'epoca, e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all'amore per l'arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer ("La ragazza col turbante") che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l'enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.
Libro famosissimo, successo editoriale che ha permesso all’autrice di emergere, consacrato da un film: tutti elementi che mi hanno incuriosito sino a chiedermi se dietro al successo ci fosse davvero del contenuto.
Presentano il libro come una storia d’amore tra il pittore e la sua modella, tra il padrone e la sua serva: un vecchio cliché, come la ragazza gettata dalla sorte in disgrazia e in povertà , costretta a servire in una casa tra gente ostile, accerchiata da ammiratori più o meno espliciti nel manifestare i propri sentimenti – non ultimo il suo stesso padrone. Solo che quest’ultimo è un pittore. E cosa ancora più rara, come direbbe Oscar Wilde, è un artista.
È Vermeer, misterioso e ostico, di cui si conservano poche opere. Proprio una di queste, “La ragazza con il turbante”, che campeggia nella copertina, costituisce il punto cruciale della vicenda.
I libro sa mantenere un buon ritmo, il che equivale a dire che il lettore non si annoia: qualità rara, se si considera che la trama non esiste, è basata sul resoconto di minuzie di vita quotidiana, su piccole beghe famigliari tra persone prosaiche, grossolane, alcune volgari, altre semplicemente meschine.
Ma l’autrice è intelligente tanto da non lasciare che i cliché banalizzino la storia: Griet, la serva, la narratrice, non è poi tanto innocente come lascia supporre, mostra una capacità di giudizio insolita (troppo forse?); e il pittore non è solo un artista romanticamente immerso nei suoi pensieri.
Ciò che anima la storia sono le sottili tensioni all’interno della famiglia, le frasi non dette e taciute, i sentimenti dissimulati. C’è una costante tensione tra il pittore e la ragazza (la narratrice, la protagonista), creata dalle parole pronunciate, ognuna preziosa perché rara, negli sguardi che si evitano e poi si incontrano, nell’attenzione con cui lui la osserva, nel cercare costantemente attimi di intimità . Non c’è nulla di volgare in tutto ciò.
Non c’è nulla di ossessivo, neppure da parte di Vermeer: lui è invece un perfezionista, attento ai dettagli, attento a modellare la realtà come lui la vede.
Alcune pagine sono dedicate proprio all’arte, punto di incontro tra i due protagonisti, luogo astratto dove Griet può trovare una parte nascosta di sé, al di sotto dal proprio riserbo e della propria innocenza che mostra agli altri, la sua parte che le permette di agire e ribellarsi; e Vermeer può qui isolarsi dalla famiglia, dalla vita di meschini fatti quotidiani, nel suo mondo egoistico in cui la realtà è sacrificata.
Infine, il momento decisivo della storia: lui la rende oggetto della sua arte, e nel far questo la ama, ma la sua sembra la passione dell’artista, e non dell’uomo (e Griet lo sospetta). Con questa scelta l’Arte diventa il mezzo per possedere la ragazza, concezione più originale nella riflessione che l’autrice riserva all’argomento.
Qual è il punto di forza del libro? Un delicato equilibrio dove le passioni sono trasfigurate, in un meccanismo simile a quello che portava i poeti ad elevare al spirituale le loro storie d’amore, ma come meno ardore e più dissimulazione.
La consiglio come lettura leggera, per un pomeriggio invernale di pioggia: leggera sì, ma non disprezzabile.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
Copio & incollo le recensioni dal vecchio blog.
LanAwnShee :: Oct 03, 05 | 9:16 pm
Oh sì, questo libro è capace di toccare corde delicate e sensibili che replicano davvero ciò che si prova davanti a un quadro. E grande onore alla Chevalier di essere riuscita a dare queste sensazioni visive evocandole solo con le parole. Sono perfettamente d’accordo con la tua analisi del rapporto di passione "platonica" tra Griet e Vermeer. Una relazione, un legame tanto intenso che fa venire i brividi…
Questo è uno di quei libri che ho letto perché attirata dal titolo altisonante, inoltre, il pensiero che c’entrava l’arte m’ha convinto a comprarlo di corsa. E’ ben scritto, e la storia m’era piaciuta molto, anche perché non si è sviluppato sulla classica "storia d’amore sdolcinata e scontata", ma l’autrice ha saputo tessere una trama molto sensuale, senza dire o fare troppo.
Piacevole.