Traduttore: Francesco Saba Sardi
Editore: Mondadori Genere: Classici, Teatro
Pagine: 146
ISBN: 9788804368342
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Il nostro voto:
Una fioraia procace e volgarotta viene educata per scommessa da un professore di fonetica e diventa simile a una principessa, ma perde gran parte della sua spontaneità e del suo fascino. Una delle opere più famose di Shaw.
Pigmalione è, ancora oggi, una delle commedie più rappresentate, divenuta famosissima anche per le trasposizioni cinematografiche (soprattutto il musical My Fair Lady e il film con Audrey Hepburn), ma, ad una lettura un po’ superficiale può apparire un po’ “datata” per il teatro moderno. Si ispira infatti al genere della “comedy of manners”, in cui vengono messe in scena le vicende “mondane” dei personaggi con linearità.
La vicenda ruota attorno a tre personaggi principali: Henry Higgins, un professore di fonetica che scommette con il suo amico colonnello Pickering, esperto di dialetti indiani, di riuscire a far spacciare Eliza, una fioraia che parla un dialetto orribile, per duchessa ad un ricevimento. Tutta la parte iniziale della commedia è appunto la storia della progressiva educazione di Liza da parte di Higgins che, spesso con un’aria di superiorità e un po’ di ipocrisia, insegna a Liza delle buone maniere che nemmeno egli possiede appieno. In queste pagine sono apprezzabili le battute ironiche, gli aforismi e le trovate divertenti (il dialetto inglese è, per ragioni di fonetica, tradotto come un misto di dialetti dell’Italia settentrionale).
Gli ultimi due atti sono più interessanti e trattano temi più profondi: tornati dal ricevimento, Higgins e Pickering sembrano dimenticare Liza, che rivendica i propri diritti e li accusa di non averla resa buona a nulla: né al mestiere di fioraia né all’alta società dove, pur avendo ottenuto successo una volta non potrà ritornare. Higgins tira un sospiro di sollievo per aver vinto la scommessa, ma Liza è sconvolta perché non sa cosa farà della sua vita e della libertà. Higgins e Pickering non riescono a capirla, così lei se ne va. Quando loro lo scoprono cercano una riconciliazione, che avverrà solo per metà: Eliza rimane amica con i due artefici del suo cambiamento, ma sposa un ragazzo dalle nobili origini ma squattrinato. George Bernard Shaw insisté particolarmente su questo finale, volendo contrastare le tendenze romantiche di gran parte degli spettatori che volevano un matrimonio tra Liza ed Higgins (e in parte cederà a queste pressioni scrivendo la sceneggiatura per il film).
Ciò che rende attuale questa commedia è il conflitto che emerge nel finale tra essere ed apparire: il cambiamento nell’accento non determina un cambiamento nell’intimo della fioraia, che non può però accontentarsi di apparire qualcuno che non è. E, soprattutto, questo apparente cambiamento, l’ha resa estranea a tutti e persino a se stessa, ha minato la sua identità.
Una commedia carina, da leggere magari durante una piovosa domenica pomeriggio per poi rifletterci su per un po’.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
Chi lo dimentica il musical? XD
In effetti, nel film si calca di più la mano sull’aspetto romantico della questione. Poi c’è Audrey a fare la differenza **
Me lo segnalo come futura lettura: se è frizzante come il film non sarà affatto spiacevole.
sì, ne vale la pena, anche perchè comunque si legge velocemente…