Traduttore: Alessandra Petrelli
Genere: Romanzi rosa
Pagine: 335
ISBN: 9788882747640
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Il nostro voto:
Theresa, una giornalista, raccoglie un giorno su una spiaggia una bottiglia contenente una lettera: sono le strazianti parole di un uomo, Garrett, che ha perso la donna amata. Un messaggio che turba e commuove Theresa fino a spingerla a cercare chi lo ha scritto. Per una serie di coincidenze il suo desiderio si esaudisce: lei e Garrett s'incontrano e tra loro sboccia una travolgente passione. Che tuttavia non è al riparo dalle tempeste della vita... Un romanzo struggente, che ha ispirato l'omonimo, grande film con Kevin Costner.
Devo fare alcune premesse, prima di passare a parlare del libro. La prima è che Nicholas Sparks non è sicuramente un autore che mi interessa: ho dei suoi libri in casa, acquisti fatti quando mia nonna riusciva ancora a leggere, ma non mi ha mai attirato abbastanza da farsi leggere. Ho scelto di farlo solo perché rientra nella mappa di Jane Austen che ho creato per la mia Gnod Challenge, ma direi che è stata la prima e unica volta. La seconda premessa è che io non snobbo i romanzi rosa o comunque d’amore – in realtà, in fatto di lettura non snobbo nulla. Amo le storie belle, ben scritte, coinvolgenti, tanto che se hanno queste tre caratteristiche non mi importa nemmeno più di tanto che siano originali. Per cui non è per una sorta di pregiudizio che boccio questo libro; lo boccio perché, a mio avviso, la storia non è ben scritta né coinvolgente, e lo stile dell’autore è piuttosto piatto e superficiale.
Le parole che non ti ho detto in realtà parte da una premessa abbastanza interessante: mentre passeggia su una spiaggia, in vacanza, una donna, Theresa, trova una bottiglia contenente un messaggio. Lo legge e scopre che si tratta di una lettera, scritta da un uomo alla moglie morta. Profondamente colpita dalle parole che Garrett, l’autore della lettera, riserva alla moglie, fa leggere la lettera anche all’amica con cui è in vacanza, e viene convinta a pubblicare questa lettera nella rubrica che tiene su un giornale (alla faccia della privacy, ma sorvoliamo). In seguito a questo, riceve segnalazioni da varie persone che, come lei, hanno trovato bottiglie con lettere simili, sempre scritte da Garrett. Grazie a queste segnalazioni, e all’aiuto dell’amica, Theresa riesce a scoprire dove vive Garrett e a incontrarlo. Ovviamente si innamorano.
Ora. La premessa non è poi così male: Theresa è una donna divorziata, segnata da questa sua esperienza con l’amore, e Garrett è un uomo evidentemente ancora molto legato alla moglie morta, al punto da scriverle lettere che abbandona in mezzo al mare. Proprio il personaggio di Garrett è quello che convince meno: se mi vuoi presentare un uomo che sta vivendo ancora in lutto profondo, in una maniera quasi patologica, non mi puoi raccontare che nel giro di tipo due giorni si innamora di questa tizia che capita per caso nel suo negozio (ovviamente, Theresa non gli dice di aver trovato le sue lettere, né com’è riuscita a trovarlo; e sì, se state pensando che questa omissione farà succedere una cosa molto prevedibile, avete ragione, succederà proprio quello che state immaginando). Non tanto perché i colpi di fulmine non esistono eccetera, ma per una questione di realismo. Inoltre la rappresentazione del personaggio è davvero superficiale e vuota: un lutto come quello che sta vivendo Garrett, così intenso e profondo, può generare sensi di colpa come quelli che ci vengono raccontati nel romanzo… ma se me li rappresenti con il solito cliché del sogno/incubo, perdi tutta la carica emotiva che il personaggio potrebbe avere. E sia chiaro che sogni e incubi sono un ottimo mezzo per caratterizzare un personaggio, purché l’autore li sappia usare. Anche i flashback che costellano il libro e ci raccontano della vita di Garrett con la moglie non ci danno in realtà una visuale diversa del personaggio, anzi, sembrano tesi a creare aspettativa intorno a un particolare “segreto” della defunta signora, segreto che però è talmente smaccato e ovvio che il lettore riesce a intuirlo al secondo flashback – solo che l’autore ce lo dirà molto, molto più avanti, e secondo me, se come lettore riesci a prevedere così tanto in anticipo cosa succederà in un libro, vuol dire che qualcosa non va nella struttura dell’intreccio o nello stile con cui la storia viene raccontata.
Come vi dicevo, quindi, il particolare modo di Garrett di affrontare il suo lutto viene raccontato in maniera piuttosto superficiale e banale, con l’utilizzo di luoghi comuni spesso e volentieri; inoltre non c’è un particolare approfondimento che potrebbe venire dal mostrare dei modi di fare, delle abitudini, tutto quello che rientra nello show don’t tell che spesso troviamo nei manuali di scrittura. Intendiamoci, non sono una fan dello show don’t tell a tutti i costi: ritengo che a volte sia la scelta migliore ma che a volte anche solo il dire, senza mostrare, possa andare bene. Ecco, in questo romanzo secondo c’era bisogno di un po’ di show don’t tell; ma riguardo i sentimenti, non riguardo cose francamente banali come il pulirsi i piedi sullo zerbino. Voglio dire, cosa me ne frega se il personaggio si pulisce i piedi sullo zerbino, se poi per raccontarmi la sua angoscia e senso di colpa devi ricorrere al solito sogno trito e ritrito?
Insomma, un autore che sicuramente non leggerò mai più: lo stile non mi piace, non credo che sappia approfondire e sondare veramente l’animo umano e le emozioni che lo smuovono, e trovo che la costruzione della storia sia stata troppo prevedibile per attirarmi; non amo particolarmente leggere di cose che ho già intuito 200 pagine prima. Non è un autore che fa per me, e di sicuro non gli darò la seconda possibilità, come faccio di solito.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |