Editore: Newton & Compton Genere: Gotico & Horror
Pagine: 140
ISBN: 9788882898762
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Il nostro voto:
America anni Trenta. In prossimità di un paesino sperduto della California, si erge uno strano tumulo sul quale, la notte, si aggirano due inquietanti figure. Una è un uomo senza testa, e l'altra somiglia a un'antica donna azteca. Altro fatto sbalorditivo è che queste due figure sembrano sorgere e scomparire dal nulla, mentre diversi esploratori che hanno tentato di indagare a fondo questo mistero non hanno più fatto ritorno.
L’orrore sotto il tumulo raccoglie due racconti: L’orrore sotto il tumulo e L’orrore nel museo. Ritornano i miti di Lovecraft, le sue creature mostruose e lo stile con cui viene narrato tutto: dice e non dice, fin dall’inizio, come se la voce narrante volesse convincere chi è scettico mostrando che anche il protagonista, all’inizio, lo era. Ciò che personalmente mi colpisce di Lovecraft è la creazione di un universo mitico dell’orrido che si ritrova in molti suoi racconti: Cthulhu e gli altri popolano anche questi mondi. E scopriamo che le persone del luogo a volte convivono con l’orrore, per una sorta di terrore rispettoso che impedisce loro di conoscerlo e sconfiggerlo. Altra caratteristica mirabile di Lovecraft è il suo sovrapporre agli scenari dei suoi racconti luoghi reali e visitabili, dando a tutto una patina di realismo nonostante gli orrori narrati siano incredibili. E i finali, soprattutto in questi due racconti, sono così secchi, quasi fulminei, e mostrano un orrore dapprima incredibile e poi perfettamente coerente.
Detto questo, vi parlo dei due racconti singolarmente^^
L’orrore sotto il tumulo
Si tratta del primo dei due racconti, peraltro abbastanza lunghi, che potete trovare in questo volume. Raccontato in prima persona, descrive lo scetticismo prima e lo stupore e l’orrore nei confronti del mistero che si cela sotto il tumulo di Binger, un orrore che gli abitanti del villaggio hanno spesso cercato di chiarire ma che poi hanno preferito rispettare da lontano date le conseguenze: persone impazzite, con gli organi invertiti, incapaci di raccontare. Ciò che incuriosisce il nostro protagonista sono due figure -due fantasmi, che aleggiano a turno sul tumulo come se ne facessero la guardia, e che spariscono chissà dove non appena qualcuno si avvicina. Il protagonista non si fa intimidire troppo, e con la protezione di un talismano donatogli da Aquila Grigia, un uomo vecchissimo, parte alla volta del tumulo con due aiutanti che però lo abbandonano. LÃ trova un tubo che attira stranamente il suo talismano come una calamita, e che contiene un manoscritto che il protagonista si porta via per leggerlo con calma.
È il manoscritto la parte secondo me meglio riuscita del racconto. Il protagonista scopre che risale almeno al 1545 e la data lo incuriosisce per via di alcune coincidenze storiche. Il manoscritto, di uno spagnolo che secoli prima è sceso nel tumulo, descrive una popolazione di essere così avanzati ed evoluti da poter leggere nel pensiero, e da potersi smaterializzare, ma terribilmente spaventati dall’idea che un umano possa scoprire la loro civiltà scendendo attraverso una delle aperture che li collega alla superficie. Lovecraft descrive i luoghi con una tale precisione che pare di vederseli davanti, come esistessero davvero; e descrive il punto a cui è arrivato questo popolo con un misto d’ammirazione e disgusto, perché avendo raggiunto il massimo in ogni campo possibile, a queste persone resta solo di vivere per il piacere e lo ricercano in giochi disgustosi quali il mutilare traditori e visitatori dalla superficie. L’autore del manoscritto rimane vivo, fino a che tenta per due volte la fuga insieme a un’abitante della e viene orrendamente punito.
La fine è sconcertante. Toglie ogni dubbio al protagonista e insieme, anche al lettore che man mano si trova insieme più incredulo e più incapace di non credere. È una prova, e rimane così, ferma e immobile, senza che si sappia cosa succederà dopo al protagonista, sapendo che è sopravvissuto ma chissà come e dove, e sapendo che tutto quello che diceva il manoscritto è orrendamente vero. È da leggere per credere.
L’orrore nel museo
Questo racconto, molto più breve del primo, mi è piaciuto meno, ma ha comunque la sua particolare forza evocativa. La particolarità di questo racconto sta nella creazione di un museo, il museo Rogers, in cui vengono raccolte tutte le sculture più mostruose ispirate ai mostri che popolano l’universo di Lovecraft (un’idea secondo me geniale, ma va bè, opinione personale^^). Il protagonista è Stephen Jones, è viene sfidato da Rogers, proprietario del museo, a trascorrere una notte nelle stanze più spaventose del suo museo: Jones infatti non crede che dietro a quelle statue orripilanti ci siano dei mostri veri che Rogers ha in qualche modo scoperto e catturato, e impresso nella cera. Ma quello che Jones non sa è che c’è proprio un mostro nello studio di Rogers, che aspetta un sacrificio e che Rogers ha deciso di sacrificare proprio lui, così scettico, alla mostruosità malvagia a cui non crede. Ma non tutto va per il verso giusto e il finale, con il sorriso agghiacciante di Orabona, assistente di Rogers, che ci ha accompagnato per tutto il racconto è in parte inaspettato ma in parte sai già che sarà così ed è così spaventoso perché hai insieme l’immagine della statua e la conoscenza, che Orabona intuisce ma non ha, di ciò che è successo la notte del sacrificio. È strano perché in parte ti disgusta e in parte credi che sia la fine più degna per Rogers, sempre alla ricerca dell’orrido, del malvagio, del terrorizzante.
Insomma, da leggere. Non è all’altezza di altri racconti di Lovecraft, ma val sempre la lettura. Una piccola nota: questo volume non ha l’introduzione del curatore e traduttore come invece hanno gli altri.
I nostri voti | |
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Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |