Traduttore: Maria Luisa Spaziani
Editore: Rizzoli Genere: Novelle e racconti
Pagine: 120
ISBN: 9788817031530
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Il nostro voto:
L’invito del giovane Ling al pittore Wang-Fô: “Il mare è bello, il vento è favorevole... Partiamo, Maestro mio, per le terre al di là delle onde” raccoglie il senso intero delle Novelle orientali di Marguerite Yourcenar.Un viaggio in un Oriente che si stende dall’India ai Balcani, dal Giappone alla Grecia, e che ispira storie tragiche e fantastiche. Antiche leggende slave, apologhi taoisti e miti indù vengono ricondotti a una drammaticità di sentimenti veri, in cui l’assurdo diventa possibile e le ombre si materializzano.Come suggerisce Antonia Arslan, anche le parole dell’autrice cedono alla potenza del mondo magico che lei stessa evoca: “In lei l’alterigia serena della gran dama si piega all’ammirazione per questi caratteri primitivi e vigorosi, che obbediscono alla logica violenta di passioni estreme, sicché tutto si tinge del genio di una scrittura corrusca e sfumata, capace di realismi brutali e di languori sovrannaturali come ombre, o esili tracce su vetro”.Una scrittura che ha il fascino di qualcosa che è “a mezza strada fra l’autentico e il fasullo, fra la porcellana originale e la squisita imitazione europea”. Perché la Yourcenar non si accontenta di immergersi in un sogno, ma scompiglia le carte: se le trame aderiscono allo spirito delle leggende originali, c’è sempre uno scarto, un continuo gioco di rimandi; e sempre, in queste Novelle, il destino si prende gioco degli uomini.
L’Oriente fa da sfondo a queste novelle della Yourcenar, tutte bellissime, tutte godibilissime, tutte che parlano di mondi lontani e che te li fanno sentire così vicini. Un Oriente vasto, che tocca l’India, i Balcani, il Giappone, la Grecia. Le storie sono piuttosto brevi (il libro conta poco più di 130 pagine), ma sono in grado di immergere il lettore in un mondo così vivido che ti sembra di sentirtelo intorno. E lo stile è meraviglioso, ammaliante, certe espressioni sono indimenticabili. Ho divorato le pagine, ora col sorriso, ora con le lacrime, ora con l’amaro in bocca per un finale malinconico e nostalgico. E ho amato l’interpretazione di taluni miti, la descrizione di leggende, l’immaginazione di questa scrittrice che ho sempre guardato da lontano senza avere coraggio di avvicinarmi.
Le dieci storie del volume toccano dieci mondi diversi, dieci miti, e arrivano a toccare anche con una semplicità disarmante temi complessi, quale quello degli estremi dell’amore materno: con la madre che dona il latte al figlio anche da murata viva, e con la madre che invece acceca il proprio per usarlo quando va a mendicare: c’è madre e madre, scrive l’autrice, sottolineando con una frase semplicissima, quasi un luogo comune, il tema che permea una novella tenera, struggente, una novella di amore indistruttibile. E’ tenerissima Nostra Signora delle Rondini che fonde la religione greca, con le sue Ninfe, e quella cristiana che vuole soppiantarla. Ho adorato Come Wang-Fô fu salvato per il modo a mio avviso stupefacente con cui descrive la pittura. Mi sono commossa con L’ultimo amore del principe Genji, per questa figura di donna che accudisce e mi ha fatto tenerezza la sua dedizione, purtroppo vana.
In ogni storia c’è qualcosa che merita di essere ricordato, di essere citato, di essere letto. E’ una lettura breve, scorrevole, che affascina il lettore con lo stile semplice, diretto, comprensibile, con l’incredulità di ciò che racconta.
Credo che quest’anno Novelle orientali sarà la prima delle mie riletture. E credo che lo sarà per molti anni ancora.
I nostri voti | |
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