Editore: Sellerio Genere: Narrativa
Pagine: 277
ISBN: 9788838924538
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Il nostro voto:
Eja, Eja, Alalà! Fu già tempo in cui si andava in camicia nera; si cantavano inni. Quando la menzogna si accasa nella storia, sono gli atti di fede, e i manganelli, che fanno la verità. Ci volevano, a Vigàta, le furberie e le mattacchiate di uno scavezzacollo principe di colore, la selvatica estrosità e il talento per gli affari di un diciannovenne ben arnesato e sessualmente senza briglie, la spudoratezza e l'inclinazione astuta di un nipote del Negus, i puntigli principeschi di uno studentello straniero senza letto e senza tetto, che allettava gli occhi e invaghiva i cuori, per umiliare l'onore, l'orgoglio virile, le mire colonialistiche, le prolisse incompetenze del regime, e il nazifascistico razzismo. Il nipote del Negus, il principe Grhane Sollassié Mbassa, è stato iscritto alla Regia Scuola Mineraria di Vigàta. Si rivela un virtuoso della bricconeria e un atleta dell'inganno: tutti brontolando, e lui bravando; promettendo molto, e ancor più pagando, senza nulla mai ottenere. Cosa non tollerano tutti, cosa non tentano. Anche il Duce schiuma e freme, e subisce a rate i tiri bassi dell'etiope: di quel tizzone d'inferno che scalcia e corvetta; e sfugge al dover suo di dar testimonianza in terra italica e in colonia del viver bello e libero e generoso della "civiltà" fascista. Un evento reale con cui Camilleri torna alla sua vena più antica, quella più irriverente e comica, che mescola con intelligente divertimento, storia e fantasia.
Il nipote del Negus è, sulla scia de La concessione del telefono, un romanzo in cui la narrazione è affidata a documenti (lettere, telegrammi, convocazioni) e frammenti di conversazioni. Il soggetto trae origine da un avvenimento realmente accaduto: la permanenza, presso la Scuola Mineraria di Caltanissetta, del principe Brhanè Sillassiè, nipote del Negus d’Etiopia Ailè Sellassiè, durante il periodo che va dal 1929 al 1932. Il romanzo viene ambientato proprio nel 1929 a Vigàta, ma, come si legge nella nota finale “se i fatti più importanti sono del tutto inventati, rimane pur vero il clima di autentica stupidità, tra farsa e tragedia, che segnò purtroppo un’epoca”.
Il Principe, con i suoi capricci e i suoi amori folli, rappresenta la figura centrale del romanzo, non perché vengano narrati direttamente i fatti che lo coinvolgono, ma perché rappresenta il fulcro attorno al quale ruotano i comportamenti di tutti gli altri personaggi: il clima di stupidità menzionato da Camilleri è evidente nell’affannarsi di Prefetti, Questori, camerati e semplici professori per soddisfare ogni desiderio dell’importante ospite, anche oltre ogni ragionevolezza. Lo stesso Mussolini cerca di coinvolgere il principe nelle mire espansionistiche, sottomettendosi ai suoi dettami. Ciò che spicca è il senso di ottusità di tutti i personaggi, sia nei loro giudizi stereotipati sull’africano che nell’ostinarsi a non ammettere l’evidente, la presa in giro di tutto il paese e lo stato italiano da parte del Principe che, invece, per il lettore appare chiara già dalla metà del romanzo.
Lo stile e i registri linguistici sono molto vari, adeguati allo stile delle comunicazioni via via presentate. È particolarmente divertente il passaggio dal linguaggio formale delle comunicazioni ufficiali a quello, dialettale e molto meno formale, delle comunicazioni private.
Ve lo consiglio, si legge in uno-due giorni e senza sforzo, sotto l’ombrellone o prima di andare a dormire.
I nostri voti | |
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Personaggi | |
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Copertina | |
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