Traduttore: Barbara Besi Ellena, Hilja Brinis, Maria Benedetta De Castiglione
Editore: TEA Genere: Fantastico
Pagine: 703
ISBN: 9788850207060
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Il nostro voto:
I Mabinogion di Evangeline Walton, magistrale e potente riscrittura di un testo leggendario della letteratura gallese medievale, sono ormai riconosciuti tra le opere più riuscite e significative della narrativa fantastica, un'epopea vibrante di vita ed emozioni che affonda le sue radici nel mito. Opera «collettiva» di autori sconosciuti, e a lungo tramandati in forma orale, i racconti dei Mabinogion rappresentano infatti il vertice e il compendio della mitologia gallese. La loro trascrizione risale alla metà del XII secolo ma la loro origine è molto più antica. Praticamente illeggibili per chiunque non abbia una profonda conoscenza delle forme linguistiche celtiche medievali, cominciarono a essere noti a partire dal 1850 grazie a una serie di traduzioni in inglese. Ma è soltanto nelle mani di Evangeline Walton che la ricca materia di questi racconti di magia e di avventura si è trasformata in un potente e affascinante ciclo di quattro romanzi, entrato di diritto tra i massimi esempi della narrativa fantastica moderna. Le storie del principe mago Gwydion, del principe Pwyll e dell'Uomo Grigio dell'Annw, del re Bran e della bellissima Rhiannon ci trasportano in un'atmosfera magica, tra avventure di cavalieri e contese regali, amori contrastati e viaggi nel mondo dei defunti, spazi sconfinati e foreste oscure, un concentrato di situazioni e personaggi che hanno nutrito e ispirato larga parte della fantasy contemporanea.
Sotto questo titolo sono stati pubblicati dalla TEA quattro romanzi dell’autrice americana diventata un punto di riferimento notevole per gli appassionati del fantasy.
Non è forse conosciuta come altri famosi scrittori di questo genere ma Evangeline Walton, a detta di Ulrike Killer nella postfazione alla sua antologia tolkeniana, era al pari di altri autori della narrativa fantastica prima dell’avvento del Signore degli Anelli, titolo a cui è legato indissolubilmente la nascita del romanzo fantasy moderno.
Perché come il professore di Oxford anche la nostra autrice ha attinto alle tradizioni leggendarie, mostrando così che la narrativa fantastica risulta la degna trasposizione nel romanzo moderno del patrimonio mitico dell’Occidente.
Sotto il titolo di Mabinogion, sono raccolti quattro romanzi, i Quattro Rami. E questi sono la parte più importante del Mabinogion originario, opera che riporta in forma narrativa le leggende gallesi.
In questo, sia ben chiaro, la Walton non inventa nulla: la trama segue di pari passo l’originale, a parte forse qualche piccolo cambiamento, che io non posso confermare perché l’edizione dei Mabinogion esiste solo in lingua inglese e non sembra mai essere stata pubblicata in Italia.
Il Principe dell’Annawn: Primo libro della serie, in quanto cronologicamente è quello che si colloca all’inizio delle vicende. Classica trama ricalcata dalla fiaba, dove l’eroe deve superare una serie di conflitti, di prove, in un percorso ascetico che lo porterà allo scontro finale con un nemico, per la salvezza del suo e di altri mondi.
I figli di Llyr: Questo è il racconto epico per eccellenza: amore e guerra, vendetta e inganni, un sovrano saggio e imponente che non ha nulla da invidiare al successivo Artù (anch’egli è diventato un protettore del suolo inglese contro i nemici invasori). In aggiunta, il tremendo potere soprannaturale di un Calderone, che permette ai morti di ritornare in vita.
La canzone di Rhiannon: Qui gli argomenti e le atmosfere cambiano: come in Omero, dopo la cruenta guerra, comincia il duro ritorno a casa o l’esilio, così per i sopravvissuti alla cruenta guerra del romanzo precedente, devono affrontare ulteriore prove, lontano dalla loro patria, in balia di una potenza sovrannaturale ostile.
L’isola dei potenti: Romanzo più complesso, dove si intrecciano magie e battaglie, amori e passioni violente; dove troviamo il sovrano leggendario Math, l’orgogliosa Arhianrod e l’astuto incantatore Gwydion. Dove i toni non sono più epici, l’amore è più meschino, dove il mondo vecchio sta cambiando.
Il punto di forza dell’autrice? La semplicità. Anche quando tratta i temi più prettamente epici, non si fa prendere la mano. Delinea splendide metafore con grazia, descrive ottime scene con equilibrio, dosando con il giusto misurino le emozioni e i toni.
Ha la qualità sempre apprezzabile in un autore di storie fantastiche di trattare l’argomento magia rispettando la sua essenza di base, il mistero.
Ha della sua il fatto che le storie che (ri)racconta hanno il pregio di parlare come solo i miti sanno fare di vicende universali, ma non sfrutta l’aura affascinante di antichità delle sue storie: le riproduce in modo vivido, senza che esse perdano il loro fascino. Conosce alla perfezione il difficile mestiere di narratore.
Un appunto è obbligo farlo: nell’ultimo romanzo, L’isola dei potenti, tratta l’argomento interessante del passaggio tra matriarcato a patriarcato, già tema carissimo a Marion Zimmer Bradley. Non che negli altri tre romanzi non ci sia un accenno, ma in questo l’argomento è trattato esplicitamente e più ampiamente. Purtroppo la riflessione dall’autrice non viene approfondita adeguatamente, probabilmente per disinteresse verso una critica sociale e per focalizzare l’attenzione sulla sola narrazione. Del resto è questa l’unica macchia del migliore tra i quattro romanzi.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |