Traduttore: Massimiliana Brioschi
Editore: Marcos y Marcos Genere: Avventura, Commedia, Fantasy
Pagine: 329
ISBN: 9788871684642
Compra su: IBS :: Amazon :: Feltrinelli
Schede libro: Sito editore :: Goodreads :: Anobii
Il nostro voto:
Un celebre sceneggiatore è disperatamente a caccia di una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Quel romanzo gli aveva spalancato orizzonti impensati, rivelato uno strumento strepitoso: la lettura. Darebbe un occhio pur di trovarlo, vorrebbe regalarlo al figlio viziato e annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando ne agguanta una copia, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre. Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la "parte buona". La magia si realizza. Il risultato è straordinario. Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C'è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c'è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l'atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura arricchito da brillanti "fuori campo" dell'autore - l'incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia.
La principessa sposa è un romanzo difficile da classificare: contiene elementi fantasy, di avventura, di commedia, di storia d’amore e di fiaba. Ed è anche è una riflessione su come si scrivono e si raccontano le storie, sull’amore per la lettura, sull’importanza di certi insegnanti nella nostra vita, e su come non sempre la vita è giusta ed è fondamentale che anche i bambini lo capiscano. Magari attraverso una fiaba.
La prima cosa interessante è il modo in cui è stata utilizzata la cornice in cui si svolge il racconto. In una lunga introduzione, Goldman finge di presentarci una versione “riveduta” del grande capolavoro di S. Morgensten, un romanzo dall’altisonante titolo “La principessa sposa – Una storia classica di Vero Amore e Grande Avventura”. Sì, con le maiuscole. Imbastisce intorno a questa revisione una cornice in cui racconta di quando era a letto convalescente e ascoltava suo padre leggergli una meravigliosa storia d’avventura e di amore vero che sconfigge la morte, una storia di vendetta e di amicizia, di magia e di miracoli. E ci racconta della sua trasformazione in lettore avido, incapace di smettere, e della sua insegnante, Miss Roginski, che lo vede sbocciare come aveva pensato. E di come lui cerchi di far sbocciare allo stesso modo anche suo figlio, regalandogli lo stesso libro che tanto lo aveva affascinato da bambino. Sarà grazie allo scarso interesse di suo figlio che il nostro autore scoprirà che anche in suo padre c’era un certo talento per lo storytelling, perché la storia che gli leggeva suo padre è un po’ diversa. Più breve. Con dei salti di centinaia di pagine. E proprio per questo, più affascinante.
La cornice, però, ogni tanto finisce anche dentro il quadro: in corsivo, Goldman si interrompe ogni tanto per raccontarci delle pagine che ha tagliato e perché, con un’ironia deliziosa che non risparmia il mondo della critica letteraria e quello dell’editoria. Fa osservazioni che ci permettono di capire che anche dentro i romanzi più noiosi potrebbe esserci una storia incredibile e appassionante, se solo riuscissimo a leggerla con lo spirito giusto. E a tratti, con quelli che oggi chiamiamo spoiler, ci svela persino cosa succederà. È decisamente una cornice azzeccata, perfettamente gestita, quella del nostro Goldman-autore; come se stesse lavorando su una pietra grezza per farci vedere quanto in realtà sia preziosa.
La seconda cosa interessante è, ovviamente, la storia dentro la cornice, quella storia classica di Vero Amore e Grande Avventura che ci viene promessa dal finto titolo. Quando il fittizio padre di Goldman la descrive al fittizio figlio convalescente, si capisce subito che è tanta roba:
Scherma. Lotta. Tortura. Veleno. Vero amore. Odio. Vendetta. Giganti. Cacciatori. Uomini malvagi. Uomini buoni. Belle dame. Serpenti. Ragni. Bestie di ogni natura e tipo. Dolore. Morte. Uomini coraggiosi. Uomini codardi. Uomini più forti. Inseguimenti. Fughe. Menzogne. Passione. Miracoli.
Può essere riassunta così: prendete tutti i luoghi comuni delle favole che ricordate da bambini. Rovesciateli. Rendeteli per certi versi ridicoli, per altri esasperateli. Spostate il classico lieto fine, il matrimonio della protagonista con il principe, all’inizio, così che si capisca che forse di lieto non c’è granché e che soprattutto non è mica detto che il matrimonio con il principe sia per forza una fine. Piazzate ciò che dovrebbe sembrare un enorme simbolo di coraggio (lo Zoo della Morte del Principe Humperdinck) e rendete chiaro che in realtà è un simbolo di codardia. Sovvertite tutto, guardate tutto da una prospettiva diversa.
È questo La principessa sposa: un rovesciamento di ogni luogo comune, un rimescolamento dell’ordine “classico” degli avvenimenti in una fiaba, una meravigliosa dimostrazione di storytelling ben fatto. Goldman non si risparmia nemmeno sui personaggi: Buttercup, la principessa sposa del titolo, viene descritta come una ragazza bellissima, la più bella del mondo, se solo smettesse di puzzare di cavallo; Westley, il Vero Amore della protagonista, le dice chiaro e tondo che non è mai stata esattamente un genio; il principe Humperdinck è fatto a forma di botte, cammina come un granchio e meno male che non vuole fare il ballerino, altrimenti sai che delusioni; il terribile gigante Fezzik è un bonaccione puccioso che si diverte con le rime per calmare l’ansia; Vizzini si crede un genio (Socrate, Aristotele, Platone? Dei cretini, ragazzi) ma perde il filo dei suoi ragionamenti; il Terribile Pirata Roberts è quasi un franchising.
Sotto le risate, però, c’è tanto altro. C’è un dolce incoraggiamento a guardare oltre le apparenze. Buttercup è bella, sì, ma diventa la più bella del mondo solo davanti a un dolore devastante. È un poco torda, è vero, ma è anche una ragazza che non ha problemi a rifiutare il suo principe, e che non perde tempo a far volare il Pirata Roberts giù da un dirupo. Westley forse pensa di avere un’innamorata un po’ cretina, ma fa di tutto per tornare da lei. Dietro l’incapacità di controllare la propria forza di Fezzik c’è la terribile solitudine della persona emarginata perché così incredibilmente diversa dagli altri. Nella storia di vendetta di Inigo c’è anche una toccante storia di Vero Amore per il proprio padre, inspiegabile perché in fin dei conti l’amore è così. Nell’amicizia di Fezzik e Inigo c’è la solidarietà tra emarginati, nella loro tenacia a ritrovarsi la forza di sostenersi l’un l’altro. E il Principe Humperdinck, anche se descritto come estremamente coraggioso, cacciatore sopraffino, in realtà caccia le sue prede in uno Zoo della Morte in cui queste prede sono confinate, tenute al limite dell’inedia, come nel caso del serpente. È coraggio se non si lotta ad armi pari?
Potrei parlare di questo libro per ore, per quanto lo amo. Quello che posso consigliarvi è: leggetelo. Saranno ore divertenti. E alla fine, come in ogni buon libro che si rispetti, i personaggi vi mancheranno.
I nostri voti | |
---|---|
Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |