Traduttore: Antonietta Pastore
Editore: Beat Edizioni Genere: Narrativa
Pagine: 512
ISBN: 9788854504943
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Il nostro voto:
Pubblicato per la prima volta nel 1905, Io sono un gatto è un romanzo raro, che ha per protagonista un gatto, filosofo e scettico, che osserva distaccato un radicale mutamento epocale. Il Novecento è appena iniziato in Giappone, e l'era Meiji sembra aver restituito onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna. Per il gatto protagonista di queste pagine, però, un'oscura follia aleggia nell'aria, nel Giappone all'alba del XX secolo. Il nostro eroe vive, infatti, a casa di un professore che si cimenta in bizzarre imprese. Scrive prosa inglese infarcita di errori, recita canti no ̄_ nel gabinetto, tanto che i vicini lo hanno soprannominato il «maestro delle latrine», accoglie esteti con gli occhiali cerchiati d'oro, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati. Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna.. Uno dei grandi libri della letteratura mondiale, la prima opera che, come ha scritto Claude Bonnefoy, inaugura il grande romanzo giapponese all'occidentale.
Siamo agli inizi del novecento, un periodo di transizione per il Giappone che si stà avvicinando all’occidente.La storia è scritta in prima persona da un gatto, a cui nessuno ha mai dato un nome, che vive a casa di un professore di inglese e ne descrive le sue patetiche giornate, passate a dormire, lamentarsi dei suoi problemi di stomaco, spettegolare e filosofeggiare con i suoi amici.
Tutto il libro si svolge praticamente in quello che si può considerare il salotto della casa, dove il professore riceve i suoi amici e gli ex alunni che lo vengono a trovare. Qui discorrono di tutto, un po’ come un gruppo di signore mentre prendono il te, raccontando di loro ed inventandosi storie assurde.
Personalmente ho trovato il libro inconcludente, nel senso che si parla di tanto ma non approfondisce niente, ci viene riportato solo quello che vede e sente il gatto senza andare a fondo e non c’è una storia di fondo da raccontare. Poi ho il problema della scarsa conoscenza della cultura a cui si riferisce il libro, ci sono molti esempi e battute che fanno riferimento alla religione giapponese o alle loro opere letterarie, quindi se non le si conosce si perde una parte di quello che ci voleva dire l’autore.
Buona lettura
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
ehilà salve a tutti!! volevo semplicemente dire che sto per l’appunto leggendo questo romanzo che tutto è fuorchè una storiella da prendere sotto gamba! davvero niente male, anche se ancora devo raggiungere la metà!
A presto la mia recensione, sayonara
Arianna
Una recensione tanto sincera quanto forse esageratamente negativa. Si tratta di un libro vetrina per la storia giapponese dei primi 900, importante, impegnativo, che non può essere letto per svago, ma che serve appunto ad approfondire in modo personale ciò che nel libro si trova interessante. Soseki ce ne dà molte opportunità, dato che il gatto parla praticamente di qualunque cosa. Certo poi a volte è lento, verso la fine flemmatico, alla fine dolorosissimo, ma resta sempre uno dei capolavori della letteratura giapponese del secolo scorso.