Traduttore: Luciana Bianciardi
Editore: Rizzoli Genere: Classici, Narrativa
Pagine: 259
ISBN: 9788817152051
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Il nostro voto:
In una sera del settembre del 1914, la famiglia Ramsay, in vacanza in una delle isole Ebridi, decide di fare l'indomani una gita al faro con alcuni amici. Per James, il figlio più piccolo, quel luogo è una meta di sogno, piena di significati e di misteri. La gita viene però rimandata per il maltempo. Passano dieci anni, la casa va in rovina, molti membri della famiglia sono morti. I Ramsey sopravvissuti riescono a fare la gita al faro, mentre una delle antiche ospiti finisce un quadro iniziato dieci anni prima. Passato e presente si intrecciano, il tempo assume un diverso significato.
Questa era la natura della rivelazione. In mezzo al caos c’era forma.
Un quadro, un enorme acquerello dalle tinte delicate, quasi sfuocate. Questo è Gita al faro, un libro che alla Woolf costò fatica scrivere: dovette scavare nei suoi ricordi, nella sua infanzia, dovette riportare alla memoria una figura paterna che non ispirava amorevolezza.
Il libro è articolato in 3 parti: la finestra, che narra i desideri della signora Ramsay, il carattere del marito, le aspirazioni della pittrice Lily Briscoe (l’alter-ego dell’autrice) e il desiderio di James di andare al faro. La seconda parte è breve e descrittiva: sono pagine che rivelano il talento dei Virginia Woolf come scrittrice e nell’animare e far rivivere con delicatezza anche una casa abbandonata. La terza parte è l’epilogo: la gita al faro viene finalmente compiuta, si compie il lutto per la morte della madre, si compie la vittoria dell’ego personale.
C’è molto della vita di Virginia Woolf in questo romanzo. Ma c’è anche molto di più: la frammentazione dell’io, l’incapacità dei personaggi, o meglio l’impossibilità, di raccogliere i cocci della realtà ormai irrimediabilmente disgregata (tutti motivi joyciani, cui la Woolf è stata paragonata), l’abominio di unaguerra che risalta proprio in quanto viene taciuta, la semplicità della vita e la stabilità che possono arrestare il fluire del tempo, delle cose e degli affetti.
Un romanzo non semplice, pieno di riflessioni di carattere generale, che però non vengono sviluppate a discapito della trama, anzi la intessono. Soprattutto, una caratteristica del libro è la sensazione di osservare tutto ciò che accede come da una finestra, una visione che pure sembra un sogno, descritta in tutti i particolari da chi con le parole ci sa fare.
Vita, fermati qui, diceva la signora Ramsay.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
Mi piace l’ultima parte della recensione.
Mi sembra proprio che fosse un olio e non un acquerello, quest’ultimo è impossibile da correggere (vabbè cose tecniche che noto solo io XD)