Traduttore: Susanna Basso
Editore: Einaudi Genere: Narrativa
Pagine: 381
ISBN: 9788806160302
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Il nostro voto:
A tredici anni un amore che sboccia può sembrare un plagio. Una ragazzina che assiste a una violenza può convincersi di aver riconosciuto il responsabile e far condannare un innocente, rovinandolo e rovinandosi. Perché tutta la vita sarà segnata dalle conseguenze. La ragazzina crescerà, diventerà una scrittrice, ma non si libererà del peso dell'ingiustizia inferta a un innocente, alla propria sorella innamorata e in fin dei conti anche a se stessa.
Espiazione è stata una delle piacevolissime scoperte fatte grazie alla mia Gnod Challenge: era nella mia wishlist da tempo e ho colto l’occasione al volo. E devo dire non essere rimasta affatto delusa.
Il romanzo, opera che si fonda sulla visione del mondo della protagonista di Briony e sui sensi di colpa con cui dovrò convivere, si articola in tre parti: e credo che sia proprio la prima a dimostrare l’abilità narrativa di Ian McEwan. Si tratta infatti del lungo racconto degli avvenimenti concentrati in un’unica giornata: nella casa dove vive Briony, tredici anni, arrivano parenti e amici per una riunione familiare. Briony ha velleità letterarie, e praticamente cerca di imporre ai cugini una piccola opera teatrale che dovranno mettere in scena per quella sera, mentre sua sorella maggiore Cecilia si trova ad affrontare Robbie, il figlio della loro domestica, di cui è innamorata, ricambiata. Suo fratello Leon è accompagnato da un amico, Paul Marshall, che sta facendo una fortuna grazie alle barrette di cioccolato che la sua ditta fornisce all’esercito.
Di fatto, siamo di fronte a una riunione non molto dissimile da quella che molti di noi avranno fatto per le scorse feste. Ma l’abilità dell’autore sta, secondo me, nel riuscire a raccontare questa giornata densa di avvenimenti e nel riuscire a presentare i personaggi senza stancare il lettore. Sarebbe molto semplice perdersi, e invece il racconto procede e ogni piccolo avvenimento ha un suo ruolo specifico, fino al climax: mentre tutti sono fuori, al buio, alla ricerca dei gemelli fuggiti, Lola, cugina di Briony, viene stuprata.
E sarà proprio Briony a scagliare l’accusa, a sostenerla con la sua testimonianza anche quando vorrebbe tirarsi indietro: e purtroppo accuserà un innocente, si inimicherà sua sorella Cecilia, aprendo la strada alle due parti successive del romanzo, quelle appunto incentrate sull’espiazione.
L’espiazione di Robbie, innocente e accusato di un crimine orrendo, senza che nessuno, a parte Cecilia e sua madre, gli creda; Robbie che, per uno sconto di pena, si arruola nell’esercito e tocca con mano gli orrori della seconda guerra mondiale. È questa una parte estremamente intensa, a tratti anche piuttosto cruda nel racconto della fame, dei bombardamenti, della disperazione e del mero sopravvivere a cui si riducono le persone. Sono struggenti le lettere di Cecilia che punteggiano questa parte, l’unica cosa che ha permesso a Robbie di affrontare la prigione e l’unica cosa che lo spinge sempre avanti, fino ad arrivare a Dunkerque per tornare in Inghilterra.
E poi l’espiazione di Briony, quella più dura e difficile, perché se Robbie ha dalla sua parte l’innocenza e l’amore di Cecilia, Briony non ha più nulla. Le sue aspirazioni artistiche ci sono ancora; scrive, ma non con lo slancio di quando era ragazzina. Il senso di colpa per ciò che ha fatto a Robbie la divora; diventa infermiera, in tempo di guerra, e la vita che deve condurre, il contatto con la sofferenza più fisica e tremenda, è l’altissimo prezzo che paga per quell’accusa che forse ha lanciato senza davvero soffermarsi sulle conseguenze. Sua sorella non vuole perdonarla, la evita; Robbie la detesta, e ne ha ben donde, considerato che gli ha rovinato la vita. E che amarezza scoprire che raccontare la verità, ormai, non servirà a nulla e che l’ingiustizia rimarrà tale, e che uno stupratore rimarrà in libertà a godersi la vita.
La vera pugnalata, però, è l’ultima parte, quando Briony, ormai settantenne e affetta da demenza, ci racconta che quello è il romanzo con cui ha espiato la sua colpa. Il finale è la cosa più lancinante che io abbia mai letto, e sa così tanto di vita vera che fa quasi male.
Lo stile dell’autore mi è piaciuto tantissimo, e l’approfondimento psicologico dei personaggi è estremamente interessante; un tocco in più è dato dalla riflessione oserei dire metaletteraria che viene fatta tramite Briony, sul potere che uno scrittore ha sui suoi personaggi.
In definitiva, credo che sia una lettura che non può assolutamente mancarvi.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
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