Traduttore: Bruno Fonzi
Editore: Einaudi Genere: Narrativa
Pagine: 251
ISBN: 9788806330682
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Il nostro voto:
Monique ha sempre creduto nel suo matrimonio e nel suo ruolo di moglie: gestire la vita familiare, provvedere agli altri con la certezza di essere necessaria. Ma è bastata una frase a far crollare ogni illusione: «C'è una donna». E se Monique è tradita dal marito, la madre di Philippe lo è dal figlio, che al progressismo materno preferisce lo spirito pratico e conservatore della moglie. Infine, Murielle: due matrimoni falliti e il suicidio della figlia la condannano a una vita disperante che la rende astiosa verso il mondo e verso un Dio che forse non esiste. Tre racconti, tre donne, tre crisi. E un tema comune: la solitudine che si deve affrontare quando ogni certezza crolla ma che può anche essere il punto di partenza per trovare la forza di ricominciare: «La porta si aprirà lentamente, e vedrò che cosa c'è dietro. C'è l'avvenire».
Simone De Beauvoir, scrittrice, filosofa e femminista francese con Una donna spezzata ci conduce in un universo borghese dove tre donne vivono un’esistenza all’apparenza normale e senza problemi. In realtà, i “non detto” sono molto più profondi di quanto si creda. L’apparenza di una vita perfetta non basta per annullare i reali demoni che si agitano in profondità.
Il libro, edito da Einaudi, comprende tre racconti distinti, le cui protagoniste sono chiamate ad affrontare tre difficili situazioni.
Il primo racconto, Una donna spezzata è scritto sotto forma di diario.
Monique è una donna felicemente sposata con un medico, madre di due figlie già adulte. La sua vita non ha macchie, il suo matrimonio è solido, fino a quando la realtà non bussa alla porta. Suo marito la tradisce.
Inizialmente, su indicazione di un’amica cercherà di affrontare la situazione in modo tranquillo, tollerando, addirittura, il tradimento. Ma questo atteggiamento non le sarà di nessuna utilità. Il suo matrimonio non è affatto solido come crede e la crisi affonda le radici in un passato lontano.
Monique viene descritta come una donna che ha basato tutta la sua vita sul matrimonio, e sull’uomo che amava, arrivando persino ad annullare sé stessa. Suo marito rappresenta per lei tutto e, quando questo tutto viene a mancare, lei si ritrova in mano il nulla. A un certo punto, arriverà ad accusare il marito di non averla spinta a lavorare e crearsi un’indipendenza e una vita staccata da quella coniugale.
Ne L’età della descrizione la protagonista è una donna intelligente, letterata, sposata ad uno scienziato, entrambi politicamente impegnati. Ha ormai sessant’anni e superato il periodo di crisi dovuto al corpo che sfiorisce, affronta l’avanzare della vecchiaia con garbo: per lei non c’è niente di male nel diventare vecchi, alle sua spalle c’è un’intera vita da contemplare e si ha sempre da dare al mondo. Il suo ottimismo si scontra, però, con il pessimismo del marito, il quale considera la vecchiaia in termini più negativi. È uno scienziato ed è fermamente convinto che, dopo una certa età, sia impossibile scoprire qualcosa di nuovo. Le sue considerazioni lo portano a non reagire ad accettare passivamente il tempo che passa.
Il primo contrasto, i due lo avranno in seguito alla decisione di loro figlio di abbandonare la carriera di letterato, carriera alla quale sua madre teneva moltissimo. La donna si sente tradita dal figlio e lo accusa di averle mentito e di essere un voltagabbana, soprattutto in seguito alla sua decisione di accettare un posto in un Ministero. Invano il figlio cerca di riallacciare i rapporti: la donna è offesa ed è pronta a dar battaglia a chiunque si schieri a favore del figlio, fosse anche suo marito.
Ne viene fuori una donna che ha cercato di plasmare suo figlio a propria immagine e somiglianza, senza tener conto delle sue reali inclinazioni. Il risultato è stato un ragazzo che ha fatto ciò che lei desiderava, arrivando a frequentare persino l’università che la madre voleva, ma che parallelamente sviluppava una propria indipendenza.
Il secondo brutto colpo arriva con una stroncatura a un saggio a cui lavorava da tempo. Per la prima volta inizia a dubitare di sé stessa e a vedere le cose dal punto di vista del marito. La vecchiaia non è affatto un qualcosa di positivo. Chi è vecchio è inutile, incapace di dare al mondo alcunché. Sarà il marito a suggerirle la chiave per affrontare lo spettro del tempo che passa.
L’ultimo racconto è un monologo. Chi parla è una donna sola l’ultimo giorno dell’anno. Attorno a lei, tutti festeggiano, incuranti dell’inferno che lei ha dentro. Lei parla a sé stessa. È sicura di sé ed è convinta di essere stata sempre nel giusto. Sono gli altri ad essere sbagliati, sono gli altri che non capiscono. Lei è sola. Sua figlia è morta, si è suicidata e lei non riesce a trovare una ragione. È convinta di essere stata una madre esemplare e accusa gli altri di averla uccisa… C’è rabbia, risentimento, e cecità. L’autrice ci fa entrare nella sua testa, ce ne mostra la disgregazione, la lucida follia, l’isterismo e le continue menzogne che dice a sé stessa per andare avanti.
Tre donne, tre modi diversi di vedere la vita, tre situazione difficili, tre modi di parlare. Colloquiale e diaristico il primo racconto, letterato e narrativo il secondo, sconclusionato e approssimativo il terzo (da notare, in particolare, la punteggiatura casuale di quest’ultimo, proprio per simulare il flusso incostante dei pensieri).
I tre racconti sono principalmente una critica alla donna e un invito ad affermarsi non come madre, e moglie ma come donna. Sono gli anni delle lotte femministe, del grido di emancipazione femminile. Oggi, molte donne avranno già imparato la lezione di Una donna spezzata, ma io credo che ce ne siano ancora molte che si rispecchiano perfettamente in una delle tre protagoniste. I tempi cambiano, ma certe cose restano (almeno per qualcuno).
I nostri voti | |
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Personaggi | |
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Ritmo | |
Copertina | |
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