Traduttore: Ervino Pocar
Editore: Mondadori Genere: Classici
Pagine: 138
ISBN: 9788804566991
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Il nostro voto:
Protagonista è il giovane EmiI Sinclair, caduto sotto l'influsso di un cattivo compagno di scuola, Franz Kromer, che lo spinge a ingannare i genitori, rubare e discendere la china del peccato. Sarà un altro compagno, Max Demian, che sembra vivere fuori del tempo o uscire da un passato senza età, ad attrarre Sinclair e a liberarlo dal nefasto influsso di Kromer, guidandolo verso una concezione della vita straordinariamente complessa e misteriosa.
Eppure, non volevo tentar di vivere
se non ciò che spontaneamente
voleva erompere da me.
Perché? Era tanto mai difficile?
Il Demian è un romanzo che conta appena poco più di duecento pagine. Scritto nel 1917 e pubblicato nel 1919, Hesse mentì sulla mano che lo aveva composto, presentandolo come opera autobiografica del protagonista, Emil Sinclair. Thomas Mann, appena uscito il libro, consigliò caldamente a molti la lettura di quest’ultimo, crucciandosi per la difficoltà di reperire informazione su quel Sinclair che l’aveva firmato. Divertito o stupito che fosse, o entrambe le cose, Hesse rimase in silenzio riguardo alla verità finché il libro non vinse il premio Fontane. Hesse, ormai già autore famoso, rifiutò onestamente il premio e vuotò il sacco. Tanto l’obiettivo che voleva raggiungere era stato raggiunto: moltissimi lettori, soprattutto tra i giovani, avevano fatto in tempo ad acquistare, divorare e idolatrare il romanzetto. E, ovviamente, il termine “romanzetto” è relativo solo alla sottigliezza dell’opera, non alla sua complessità e profondità.
Molti lettori odierni trovano ostico il nome di Hesse per via di Siddharta. Se questa è anche la vostra preoccupazione, state pure tranquilli, non avete nulla da temere.
Il Demian, a dispetto del titolo, racconta la storia del giovane Emil Sinclair. Emil, nato da famiglia più che benestante, si rende conto ben presto di trovarsi letteralmente in bilico tra due mondi. Uno di essi è bello, luminoso, accogliente, e attira per la sua dolcezza e per il conforto che promette. L’altro, invece, è oscuro, tetro, spaventoso, ma ugualmente fascinoso. Emil si sente attratto dal mistero di quest’ultimo, nonostante la consapevolezza di ciò che rappresenta. Curiosità infantile? Probabile, all’inizio della storia Emil è ancora un bambino. Ma il momento dell’esperienza arriva presto, e porta il nome di Franz Kromer.
Kromer era il bulletto della scuola. Avete presente il tipo, vero? Più vecchio dei suoi compagni di classe, rude, arrogante, violento. Un giorno ascolta Emil che, per farsi bello agli occhi degli amici, si inventa un improbabile furto in un frutteto dei paraggi. In men che non si dica, il povero Emil si ritrova ricattato da Franz che, senza troppi scrupoli, gli chiede soldi in cambio del suo silenzio con il contadino.
Bruscamente il bambino viene strappato al mondo bello e buono per ritrovarsi braccato in quello crudele e oscuro: non è colpevole del furto, ma nella situazione in cui s’è ficcato nessuno gli crederebbe. Emil ha mentito, e continua a mentire, perché non vuole farsi scoprire dai suoi genitori. E non solo mente: ruba. Ruba il denaro da consegnare a Franz, sempre nella speranza di potersi liberare di lui. Illusioni, ovviamente: Kromer è ben deciso a non lasciarsi scappare quella gallinella dalle uova d’oro.
Chissà quanto avrebbe dovuto patire, ancora, Emil, chissà quanto ancora avrebbe disceso la gradinata del mondo oscuro compiendo azioni sempre più basse se, in suo aiuto, un giorno non fosse arrivato il tanto discusso Max Demian.
Demian era un altro ragazzo che studiava nella scuola di Emil. Come Kromer, anche lui spiccava, anche se per altri motivi: Demian era un ragazzo, ma pareva già un giovane uomo. Era intelligente e esperto. Si diceva che non andasse a messa. Con Emil attaccò bottone parlando di Caino e Abele e del suo singolare portone di casa, rappresentante uno sparviero che usciva fuori da un uovo.
La prima conversazione tra i due fu molto insolita, per le orecchie di Emil: Demian parlava di cose strane, riguardo al marchio di Caino, riguardo a interpretazioni alternative interessanti ma sconvolgenti da dare a quel segno. Caino si è attirato il sospetto dei più per l’azione scellerata che ha compiuto, oppure se lo è attirato per il fatto che risultava spaventoso per il semplice fatto di non aver rispettato gli schemi?
Emil non riusce a capire tutto quanto dei discorsi che l’altro gli aveva fatto, ma una cosa la capisce, e molto bene: da dopo quel suo primo contatto con il ragazzo, nel quale non era riuscito a nascondere il suo problema con Kromer, il dispotico bulletto non è più venuto a dargli fastidio. Sinclair non sa che cosa Demian gli abbia fatto o detto per convincerlo a desistere, ma Kromer non rappresenta più un problema per lui.
Da quell’episodio ha inizio il complesso rapporto che legherà i due giovani. Un rapporto che conoscerà momenti di maggiore o minore intensità, dovuti soprattutto alla distanza, ma che non si reciderà mai. Emil, anche se lontano, finirà sempre per trovare nell’altro la spinta che lo porterà verso le risposte che, man mano, cerca, nel suo cammino verso la conoscenza e l’accettazione di sé.
Il tema ultimo del Demian, infatti, è questo: l’io in rapporto alla società. La difficoltà di rimanere se stessi nel gregge. L’anelito di non perdere la propria individualità e di infrangere questo sistema per cui diverso è uguale a sbagliato.
Il mondo è più facile, per i deboli, quando è ordinato e precostituito. Le regole, le norme, le convenzioni sociali non sono viste come catene, ma come sostegni. Se tutto è regolato e controllato, niente può andare storto, e l’elemento perturbatore viene allontanato in quanto sbagliato, in quanto “cattivo”. L’individuo, all’interno del mondo, può vivere per tutta la vita senza vedere in questo niente di male. Può trascorrere l’esistenza godendo di questa tranquillità. Oppure può accorgersi che c’è qualcosa che non funziona. In quel momento si accorge di come stanno le cose: il mondo è un uovo. Lui è l’uccello che sta dentro l’uovo. Come comportarsi?
Ecco cosa scrive, in un bigliettino, Demian all’amico, venendogli incontro:
L’uccello lotta per uscire dall’uovo. L’uovo è il mondo. Chi vuole nascere deve distruggere un mondo. L’uccello vola a Dio. Il Dio si chiama Abraxas.
Abraxas, la divinità che è positiva e negativa insieme. Così come Emil vive sia nel suo mondo luminoso che nel suo mondo oscuro. Così come ogni uomo fa.
Chi se ne rende conto, si scontra con una realtà che, però, accetta solo uno dei due mondi, quello buono e bello, e ripudia il secondo. A discapito dell’equilibrio, a discapito della natura.
Demian è ricco di forti e numerosi significati: psicanalitici, morali, reazionari. Invita a rovesciare le regole, qualora non risultino giuste. Invita a seguire la propria coscienza, anziché quella collettiva. Invita a cercare autonomamente se stessi, senza condizionamenti, senza dogmi. E proprio per questo non è un libro per tutti.
Concludendo, lascio parlare lo stesso Hesse, in una lettera scritta nel 1956:
Lei fa parte di una chiesa, ed è inserito in un ordine consolidato, e io sono perfettamente d’accordo che lei rimanga in codesto ordinamento e che ne goda i vantaggi. In questo caso, però, farebbe bene a non leggere libri come Demian. La vita stessa la porterà a situazioni dove appaiono i problemi anche degli ordinamenti più solidi. Prendiamo un esempio di attualità: lei potrebbe esser
e richiamato, istruito e messo di fronte a un nemico qualsiasi. Se spara e uccide il nemico, avrà dalla sua il prete, la chiesa, la patria. Ma ad un tempo avrà contro di sé il divino divieto di non uccidere. Allora sarà la sua coscienza a decidere se vuole obbedire ai comandamenti di Dio o a quelli della chiesa e della patria. Probabilmente attribuirà al prete e alla patria un’autorità maggiore che a Dio. Se invece non lo farà e comincerà a dubitare dell’assoluta autorità della chiesa e della patria, allora si troverà già fra coloro ai quali il Demian ha qualcosa da dire.
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
Ho letto "Demian" più di dieci anni fa, restando molto colpita dalla prosa elegante di Hesse e dai concetti sviluppati. Leggere "Demian" nel periodo della prima adolescenza può lasciare il segno. E’ uno di quei libri di formazione che ti fa vedere la realtà con occhi diversi. L’ho visto proprio come un inno all’individualità della persona, come un inneggiamento all’andare contro tutti e tutto e per un’adolescente che si sente sempre solo in mezzo al mondo e diverso da tutti gli altri, il libri come "Demian" diventano la sua bibbia.