Editore: Einaudi scuola Genere: Saggistica, Storico
Pagine: 250
ISBN: 9788828602637
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Il nostro voto:
"Ripercorrere la storia delle donne nell'antichità greca e romana non è semplice curiosità erudita. I radicali mutamenti intervenuti nelle condizioni della vita femminile, il riconoscimento della piena capacità delle donne di essere titolari di diritti soggettivi e di esercitarli, la conquista della parità formale con gli uomini non hanno ancora interamente cancellato il retaggio di una plurimillenaria ideologia discriminatoria, di cui solo la storia può aiutare a comprendere le matrici e individuare le cause. Osservare la vita e seguire le vicende di organizzazioni sociali come quella greca e quella romana aiuta a svelare, se non il momento nel quale nacque la divisione dei ruoli sociali, il momento nel quale questa divisione venne codificata e teorizzata: e cominciò quindi a essere vista, invece che come un fatto culturale, come la conseguenza di una differenza biologica, automaticamente tradotta in inferiorità delle donne" (dall'introduzione).
La storia delle donne greche e romane. Dal matriarcato preistorico all’Impero bizantino. Una diversità che oscilla tra subalternità ed emancipazione. Per capire la condizione femminile. Anche oggi.
Un saggio per curiosi e per amanti dell’antichità.
L’autrice ripercorre le tappe della misoginia antica, illustrando la condizione femminile prima nell’antica Grecia e poi nell’antica Roma, sottolineandone somiglianze e differenze, facendo riferimenti ad usi e costumi del tempo (ad esempio, in occasione del matrimonio), intervallando la trattazione con esempi tratti dalle opere antiche.
Ne esce un quadro non certo completo ma sicuramente molto indicativo. Nonostante i momenti di apertura la condizione femminile è sempre dura e condizionata dall’idea di inferiorità, corroborata da tragici e filosofi; e nonostante si possa obiettare una particolare misoginia individuale in alcuni casi (Euripide, Giovenale), la situazione rimane desolante in ogni caso.
I riferimenti al mito e alla religione sono azzeccatissimi; nella differenza tra i culti per divinità maschili e per divinità femminili si nota infatti come attraverso i riti la vita di una ragazza venisse incanalata fin dall’inizio al ruolo che veniva riservato alla donna: riprodurre.
E molto azzeccato è anche il capitolo sull’amore omosessuale, soprattutto maschile, visto nell’ottica di un amore più “puro” e quindi in grado di elevare l’animo umano; e che ancora una volta sottolinea il semplice ruolo riproduttivo della donna.
Molto bella anche l’appendice, con cui si scopre il percorso che ha portato dall’idea della Grande Dea, divinità femminile, alla religione politeista, ad esempio, greca, con tutte le differenze del caso e la relegazione delle divinità femminili a compagne di quelle maschili, e che giunge fino alla caccia alle streghe.
L’autrice non ha intenti polemici, confuta altre tesi ed esprime le sue ma non si spinge mai oltre, e devo dire che questo è un grande pregio del saggio che non risulta, così, falsato dalle opinioni personali; bellissima una nota con cui l’autrice sottolinea come, al disgregarsi dell’Impero Romano, se ne attribuisse la colpa alle donne e alla loro mancanza d’equilibrio, nonostante la società fosse effettivamente stata creata dagli uomini.
È una nota tragicamente vera.
Per chi non ama l’antichità classica, il saggio può risultare noioso. Per chi invece la adora, come me, e se ne interessa, è da leggere.
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