Traduttore: Cristina Baseggio
Editore: Rizzoli Genere: Classici
Pagine: 361
ISBN: 9788817150828
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Il nostro voto:
Come i rapporti fra sostanze chimiche, anche le relazioni amorose sono soggette a insondabili leggi di attrazione e repulsione, diventando instabili all’inserimento di un terzo elemento. Edoardo e Carlotta, innamorati sin da bambini, hanno sognato a lungo il matrimonio; ma ora la loro relazione è messa alla prova dall’ospitalità offerta al capitano, vecchio amico di Edoardo, e alla timida orfana Ottilia. Mentre la natura del parco che circonda la dimora viene man mano piegata alla volontà umana, le passioni non sono altrettanto malleabili, e come una furia lenta ma inarrestabile si accingono a travolgere i rapporti esistenti. Edoardo si lascia trascinare dal sentimento per Ottilia, distruggendo il matrimonio con Carlotta, a sua volta attratta dal più razionale capitano; mentre Otto, figlio di Edoardo e Carlotta, manifesta inspiegabilmente nel suo aspetto le passioni recondite dei genitori. Un classico del romanticismo, che mette in scena le passioni impetuose in un tranquillo salotto borghese.
Questo libro mi ha lasciato non poche perplessità.
È scritto indubbiamente bene (anche se è piatto, devo dirlo subito…) e la storia è abbastanza accattivante; se non fosse per i personaggi estremamente statici e per questo noiosi che pervadono il romanzo. La storia di queste due coppie impossibili, prima separate da una nuova vita e poi divise dalla morte è trattata anche abbastanza bene; ma la caratterizzazione dei personaggi lascia parecchio a desiderare, sembra che tutti abbiano solo una caratteristica: la donna fedele, l’uomo innamorato, il militare d’onore e la ragazza angelicata che è tutta purezza.
Non so, non evolvono, non cambiano, anche l’amore che li travolge, e che dovrebbe cambiarli per l’esperienza fortissima che è, non scalfisce le loro caratteristiche fisse. Anzi, pare accentuarle in maniera quasi grottesca. E una cosa, che francamente mi ha infastidito, è che nonostante questi personaggi parlino tanto di amore e di passione, la percezione che se ne ha è appunto questa, che ne parlino e basta. Non la sentono, insomma. Non basta dire ciò che si prova, ci sono gli atteggiamenti, le sensazioni…ed ecco, le parole abbondano e le sensazioni mancano, e francamente non credo che sia giustificabile con il periodo in cui questo romanzo è stato scritto. L’episodio del bambino, poi, ha un che di surreale: prima nasce e somiglia in tutto e per tutto all’uomo che sua madre ama, nonostante sia figlio del marito; e poi, quando affoga, quasi nessuno ne piange la morte. Anzi; pare quasi che il padre di questo bambino aspettasse solo la sua morte… il suo commento di fronte all’avvenimento suona più o meno come “mi dispiace che sia morto, ma adesso possiamo stare insieme!” Insomma, davvero irreale, davvero innaturale, davvero… non so, deludente.
Alla fine, sembra che solo nella morte queste coppie di amanti possano ritrovarsi. Eppure, si sente in qualche modo che non meritano di ritrovarsi.
Una delusione, per me. E credo che si noti dalla brevità di questo commento…
I nostri voti | |
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Trama | |
Personaggi | |
Stile | |
Ritmo | |
Copertina | |
Generale: |
Quoto in pieno.
"Le affinità" è stato il mio primo approccio a Goethe; a fine lettura il mio pensiero è stato – Bah – Formalmente ineccepibile, però noiosetto, poco coinvolgente, personaggi scontati, in generale freddo, artificiale quasi. Non so, forse dall’idea che ho io di affinità elettive mi aspettavo altro, per lo meno una maggiore profondità. Con tutto il rispetto per un intelletto sublime come quello di Goethe, secondo me questo lavoro non l’ha azzeccato per nulla.