Mi risulta un po’ difficile parlare di questo libro – forse perchè non sono ancora riuscita a digerirlo e a capirlo del tutto. E forse anche perchè mi ha affascinato, sia per ciò che racconta sia per come lo racconta.
Di fronte abbiamo un personaggio estremamente comune: un ragazzo di buona famiglia, Giorgio, che sta per laurearsi in Giurisprudenza, con una ragazza di buona famiglia, che è sempre piaciuto alle madri delle sue fidanzate e che non ha mai dato neppure una mezza delusione ai suoi genitori. Poi conosce Francesco, iniziano a giocare a poker insieme, e Giorgio inizia a vincere somme di denaro che non riesce neppure a spingere. Tutto grazie a Francesco, che conosce una serie di trucchi con le carte e riesce a barare quanto basta per truffare soldi agli altri giocatori e ad aumentare sensibilmente le vincite di Francesco. Le partite di poker, l’amicizia di un personaggio come Francesco, misterioso, di cui sia Giorgio che di riflesso il lettore sanno pochissimo, cambiano a poco a poco la vita del protagonista, fino al completo sgretolarsi di tutto quello che era, fino a quando il passato diventa davvero una terra straniera: un luogo in cui succedono cose diverse da qui, dal presente.
Accanto a questa storia, in parallelo, ne scorre un’altra: l’indagine del tenente Chiti, alle prese con una serie di stupri ad opera dello stesso sconosciuto che sembra impossibile acciuffare. Anche il personaggio di Chiti è estremamente interessante – un po’ per ciò che ha vissuto e che lo ha segnato, un po’ per come affronta le cose, e un po’ perchè tutti, in questo libro, vengono descritti con uno stile che entra dentro. Si tratta di descrizioni così rapide, così "secche", quasi, che caratterizzano il personaggio più di qualsiasi altra cosa. E’ impossibile dimenticarle, impossibile scinderle dal personaggio che parla, pensa, agisce, sente: in ogni momento si ricorda quella frase, che racchiude in tutto ora Francesco, ora Giorgio, ora il tenente.
Devo dire che, quando iniziano i capitoli delle indagini, un po’ si riesce a intuire chi è il colpevole. Ma non è questo il punto. Non credo che Il passato è una terra straniera sia un giallo, nè un thriller, e sinceramente penso che non abbia nemmeno la pretesa di esserlo: è la descrizione del degrado, delle bische clandestine, del sesso occasionale, della droga, dello stupro, il tutto su uno sfondo di una città che è Bari ma che forse potrebbe essere qualsiasi città. L’ambiente è secondario. Centrali sono sempre i personaggi, disgregati e sofferenti e avviluppati negli eventi.
Alla fine, resta un po’ di amaro in bocca. Credo che l’ultimo capitolo sia una contraddizione che è così vera da lasciare spiazzati: non si riesce a non provare simpatia per il Giorgio, nonostante tutto quello che ha combinato, riesce difficile non crederlo colpevole quanto Francesco delle truffe al tavolo da gioco eccetera; e insieme non si riesce a non dare ragione all’altro personaggio che parla nel capitolo-epilogo, perchè alla fine è ciò che è successo davvero. Anche in quel momento il passato è una terra straniera, così come, per Giorgio, probabilmente è sempre una terra straniera.
Insomma, pienamente promosso. Non credo sia un libro facile, nè tantomeno leggero, ma sicuramente è un’ottima lettura.