Il tratto distintivo di questo romanzo è senza dubbio l’originalità e la scorrevolezza con cui si arriva all’ultima pagina. La storia si incentra sulle reazioni di un intero paese siciliano alla morte di una donna " ‘nciuriata" la Mennulara, una domestica di una nobile famiglia che in realtà era molto più che una governante o un’istitutrice per i figli degli Alfallipe. Una donna che ha accumulato una grande ricchezza che può risollevare le sorti di quelli che erano i suoi padroni. Una donna della cui vita privata non si sa nulla. Una donna che ha amici così fedeli da guidare gli eredi attraverso strane ed affascinanti prove prima di ottenere il denaro che bramano.
La prima metà del romanzo è appunto il racconto delle prime ore dopo la morte della protagonista, con paragrafi dedicati a vari personaggi in vista del paese, ma anche a domestici, portinai, amici e nemici della Mennulara. In questo modo, il ritratto di una grande donna si arricchisce di nuove sfaccettature e la presenza di diversi io narranti porta ad una graduale scoperta e a nuovi colpi di scena.
Il segreto del romanzo è nella lingua, un lingua ricca, che si modifica in base a chi la usa, che ripiomba nell’Ottocento e si sposta subito dopo nel secondo dopoguerra, una lingua che indica il cambiamento di Roccacolomba negli anni, ma che serve anche a sottolineare lo humour di cui è pervaso il romanzo.
L’impressione finale che si ricava è che il romanzo non sia solo l’affresco di una personalità affascinante, misteriosa e complessa, ma una riflessione sulla Sicilia e sul cambiamento di questa terra, sulla ricerca del progresso e la corsa al denaro, sul carattere della gente e sui valori, che sono indipendenti dalla provenienza sociale.