Chi è Jonathan Livingston?
Un esploratore? Uno scrittore? Un valoroso combattente distintosi durante la guerra dell’Indipendenza?
Assolutamente no. Jonathan Livingston è un gabbiano. Un semplice gabbiano che vive assoggettato alle consuetudini dello stormo Buonappetito. Ma Jon non è un gabbiano come tutti gli altri: egli non si accontenta di vivere per mangiare, di rispettare le regole per il volo, di essere come tutti gli altri. Lui vuole imparare a volare davvero. Librarsi in aria, fare piroette, scendere in picchiata.
Il caro Jon inizia a non accettare più le regole: non capisce perché i gabbiani debbano privarsi della bellezza del volo, perché non debbano cercare, imparare, elevarsi. La sua famiglia cerca di farlo tornare sulla retta via, ma Jon non ascolta: vuole imparare, volare, tendere alla perfezione. Egli si esercita in solitudine: giorno dopo giorno, impara nuove tecniche per migliorare la propria abilità di volo, raggiungendo vette impensabili per un semplice gabbiano.
Padrone ormai di tali tecniche, fa ritorno dallo stormo Buonappetito. E’ convinto di poter mostrare a tutti ciò che ha imparato e di aprire a loro nuovi orizzonti. Ma i gabbiani non sono dello stesso avviso. L’ardire di Jon è visto negativamente. Egli è colpevole di aver agito contro natura, contro le regole dello Stormo e, per questo, è condannato all’esilio.
"Il gabbiano Jonathan Livingston" è un racconto, scritto da un ex aviatore, Richard Bach. Lo stile è semplice, il lessico curato e ricco di termini, presi direttamente dal gergo aeronautico, che descrivono minuziosamente i voli di Jon.
La metafora del gabbiano che si autoperfeziona attraverso il sacrificio può essere letta secondo molteplici chiavi di lettura: c’è chi vi vede una critica al cristianesimo, chi ideologie New Age, chi i connotati di un pensiero positivo riguardante le possibilità di crescere che ogni persona ha dentro di sé.
Molte edizioni, tra cui quella che recensisco, sono corredate da fotografie in bianco e nero, raffiguranti gabbiani in volo, scattate dal fotografo di aviazione, Richard Munson.
"Il gabbiano Jonathan Livingston" appartiene a quella categoria di libri spirituali che, a mio avviso, vengono sopravvalutati. Sono quasi sempre scritti con un linguaggio semplice e alla portata di tutti, le tematiche trattate sono tipicamente new age, positive, e ruotano sulle infinite possibilità racchiuse in ogni essere umano, etc… etc…
In ogni modo, trovo molto interessante la tematica riguardante la "ricerca della perfezione" e il "superamento dei limiti".
Jonathan Livingston non si accontenta mai, cerca, impara, senza mai fermarsi. Ogni suo gesto, ogni sua azione, è volta a superare i limiti imposti dalla sua natura di gabbiano, dalle convenzioni. Ogni volta, il superamento del limite richiede un enorme sforzo: Jonathan è convinto di non farcela, gli sembra impossibile che un gabbiano possa giungere a tanto, lo spettro della morte lo aspetta dietro l’angolo. Ma il limite viene superato. Il gabbiano è felice, si libra in volo soddisfatto del proprio risultato, ma davanti a sé compare un nuovo limite da superare, una nuova sfida con sé stesso, e così avanti… e avanti…
Al superamento dei limiti, è connessa la ricerca di perfezione. Jonathan si esercita nel volo, cercando di superare i blocchi imposti alla sua razza da secoli di consuetudine, per raggiungere una perfezione ideale del volo.
Ad essere sincera, sono convinta che se avessi letto questo libro dieci anni fa, prima di tutti i Paulo Coehlo, Saint-Euperie, Leo Buscaglia, Hermann Hesse, etc… sarei giunta all’ultima pagina, con occhi diversi, gli occhi di chi ha visto schiudersi davanti a sé la Verità. Ciò non toglie che il libricino, condensando in sé molteplici tematiche, possa diventare lo spunto per lunghe digressioni filosofiche, religiose e psicologiche.
Concludendo, "Il gabbiano Jonathan Livingston" è un bel racconto, è scritto bene, da notevoli spunti di riflessione, ma non esageriamo… la venerazione io la riserverei ad altri libri. 😛