Romanzo che fin dal titolo si preannuncia un po’ particolare, La bastarda di Istanbul è anche un punto di vista importante sulla questione armena, vista sia dai turchi che dagli armeni. Credo che sia proprio questo il fulcro centrale del romanzo: lo scontro su un argomento così importante, in cui tutti si sentono dalla parte della ragione e non riescono a riconoscere la proprià ottusità , il proprio vittimismo, o semplicemente la propria voglia di fingere che questo passato scomodo non esista. Il resto non è comunque una semplice trama di contorno, come si potrebbe pensare: siamo di fronte a tematiche anche attuali come l’emancipazione delle donne nel mondo islamico (basti pensare a Zeliha e al suo anticonformismo), i problemi dei giovani, il conflitto generazionale, il rapporto di un unico maschio destinato a morire giovane come tutti i maschi di famiglia, che scappa via per un gesto orrendo, e che sembra quasi soffocato da una famiglia tutta stramba e tutta femminile.
Le due protagoniste sono, appunto, due ragazze delle “seconda generazione”: Asya, la bastarda di Istanbul del titolo, figlia di Zeliha e di un padre di cui si scoprirà l’identità solo molto avanti nel libro, e che non riesce ad avere un rapporto sereno con la madre e le zie, e Armanoush, detta anche Amy, una ragazza nata da un padre armeno, ma a cui la madre ha destinato un patrigno turco per dispetto alla famiglia del suo ex marito. Sarà proprio la curiosità di Amy a spingerla a visitare Istanbul, a conoscere la famiglia del patrigno e la terra da cui gli armeni sono stati strappati, arrivando quindi a conoscere meglio Asya, il suo cerchio di amicizie, e quindi anche a rivalutare la questione armena anche da altri punti di vista, forse più scomodi e difficili da accettare ma anche più veritieri, volendo.
A far da contorno a tematiche così pesanti, le famiglie delle due ragazze: la madre semi-isterica e profondamente infelice di Armanoush, la parte armena della sua famiglia, e le zie pazze e strane di Asya. Ci sono alcune scene che alleggeriscono così la tematica importante del libro, che comunque non ha nessuna pretesa nè di risolvere la questione armena, nè di darne la versione assoluta: semplicemente ne mostra un lato a cui si è molto poco abituati.
Devo dire che ho trovato il romanzo anche divertente, in certi punti, e i personaggi per lo più femminili sono così diversi tra loro e così strani, un po’ pazzi, che è difficile non adorarli. Inoltre il libro fa riflettere su una ferita aperta della storia recente, e anche se non pretende di spiegare in tutto e per tutto la questione armena e la posizione di turchi e armeni sulla faccenda, rimane comunque uno spunto significativo che può spingere a saperne di più. Due difetti però che vorrei far presente: primo, vengono spesso citati piatti o espressioni in lingua originale che non vengono poi tradotti. E siccome il libro manca di un glossario che spieghi questi termini, a volte non si riesce proprio a capire di cosa stanno parlando. Un glossarietto alla fine o anche solo una traduzione veloce come nota non sarebbe stata male, anche solo per capire le parole, senza dilungarsi sulle tradizioni, per dire. Altra cosa che ho riscontrato più che altro nelle prime pagine del romanzo è che ci sono frasi che sembrano risentire di una traduzione modificata, nel senso che si trovano ancora monconi di frase che fanno pensare che inizialmente la resa in italiano fosse un’altra e sia stata poi modificata, senza però cancellare tutta la parte di frase che non ci stava più bene. Ho trovato varie cose simili e a volte ho dovuto proprio rileggere un paio di volte per afferrare cosa dicesse la frase, anche perchè la disposizione delle parole rendeva oscuro il testo. Per il resto, però, il romanzo è stato godibilissimo.
Ripeto, non ha la pretesa di esaurire l’argomento questione armena, e non lo fa. Ma fa pensare, incuriosisce, e su un argomento del genere è sempre una buona cosa. Inoltre sa anche far divertire, e commovuere: e per questo si merita, secondo me, un buon voto. Sconsigliato a chi non ama i romanzi con personaggi quasi esclusivamente femminili.
Giudizi
Trama:Rating: Personaggi:Rating: Stile:Rating: Generale:Overall Rating:
Info utili
Titolo e autore originale: The bastard of Istanbul, Elif Shafak Titolo e traduttore italiano: La bastarda di Istanbul, Laura Prandino Collana, editore e anno: Libri oro Rizzoli, Rizzoli 2008 ISBN o ISSN: 9788848603850 Prezzo (in media): € 6,90
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Link di approfondimento
La pagina dedicata a La bastard di Istanbul sulla Wikipedia italiana
La pagina dedicata al genocidio degli armeni sulla Wikipedia italiana e inglese
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