I romanzi della Rowling hanno, tra le altre, una caratteristica: qualunque sia la lunghezza complessiva di ciascun volume, tutto accade inevitabilmente nelle ultime trenta pagine. È così che, durante i primi sei libri, i lettori hanno raccolto indizi su indizi – talora mascherati, spesso (se non sempre) apparentemente inservibili di primo acchito – lungo molte centinaia di pagine, per veder poi risolvere la loro fatica nell’ultima manciata al cardiopalma.
All’alba del settimo volume, allora, gli indizi collezionati sono talmente tanti, talmente variegati, talmente controversi, che le trenta pagine necessarie a rimettere tutto, ma proprio tutto, in ordine, diventano di necessità seicento.
Harry Potter e i Doni della Morte è un tripudio di azione, avvenimenti, spostamenti, duelli, battaglie, successi e sconfitte, scoperte, spiegazioni, riconoscimenti e qualunque altro elemento un romanzo d’avventura possa contenere. Non più l’Espresso per Hogwarts il primo settembre: e nemmeno le tradizionali, noiose vacanze dai Dursley sono state davvero tali. Stavolta – ed è l’ultima – Harry saluta gli zii, poi abbandona a sua volta il numero 4 di Privet Drive e da lì, attraverso una molteplicità di luoghi (la Tana, Grimmauld Place, la Gringott, foreste su e giù per la Gran Bretagna, Godric’s Hollow, Villa Conchiglia per arrivare fino ad Hogwarts) insieme ai fedelissimi Ron e Hermione, intraprende la sua quest finale per gli Horcrux, la missione lasciatagli da Silente al fine di sconfiggere Voldemort in via definitiva.
La saga di Harry Potter è probabilmente la prima ad aver sperimentato l’effetto massiccio e travolgente del fandom: un continuo rimbalzare di idee, ipotesi, teorie, interpretazioni e perfino sogni, che hanno mantenuto estremamente vivace l’attenzione durante i dieci anni dalla pubblicazione della Pietra Filosofale. Pochi altri libri hanno dovuto uscire in un tale clima di attesa, e non è difficile comprendere come, al pari di molti fan entusiasti della conclusione, tantissimi altri abbiano professato un’autentica crisi di rigetto.
Nei fatti, indipendentemente da quel che si può pensare riguardo alla fine che fanno i singoli personaggi (oppure a come vengono svolte alcune questioni), Harry Potter e i Doni della Morte non è poi un libro così malvagio. Offre il dovuto: cioè le spiegazioni a quanto ci si domandava da tempo (e anche di più) contornate dai loro bravi colpi di scena. Il tutto è servito nell’abituale linguaggio accattivante e occasionalmente ironico con cui la Rowling, per una decade, ha agganciato alle pagine il naso dei suoi milioni di lettori.
In realtà non c’è da fare una questione dell’opportunità o meno di leggere Harry Potter e i Doni della Morte, perché non è la sua qualità letteraria intrinseca a decretarla: o ci si è dentro dall’inizio (e quindi non si può fare a meno di sapere esattamente come va a finire davvero) oppure si sta approcciando la serie per la prima volta (ma allora è meglio cominciare dal principio). Se poi, sopravvissuto a sette volumi e quasi quattromila pagine, il lettore si troverà ancora insoddisfatto, non avrà che da rivolgersi alle fanfictions.
Giudizi
Trama:Rating:
Personaggi:Rating:
Stile:Rating:
Generale:Overall Rating:
Info utili
Titolo e autore originale: Harry Potter and the Deathly Hallows, J. K. Rowling
Titolo e traduttore italiano: Harry Potter e i Doni della Morte, Beatrice Masini
Collana, editore e anno: Salani Editore, 2008
ISBN o ISSN: 9788884518781
Acquista ora
Film
Harry Potter and the Deathly Hallows: Part I (2010)
Harry Potter and the Deathly Hallows: Part II (2011)
Link di approfondimento
Pagina dell’autore su Wikipedia italiana e inglese
Pagina del libro sulla Wikipedia italiana e inglese
The Leaky Cauldron
The Harry Potter Lexicon
Sito ufficiale dell’autore
La mappa letteraria di J. K. Rowling su Gnod