Se state cercando un manuale di scrittura creativa che vi spieghi le tecniche, i trucchi, che vi proponga esercizi, questo libro non fa per voi. Il mestiere dello scrittore non è un "manuale" come lo si è soliti intendere: sembra quansi una lunga e piacevole lezione universitaria, una di quelle di inizio anno in cui viene illustrato il programma ma non si entra nello specifico. John Gardner illustra la sua personale esperienza di scrittore e insegnante di corsi di scrittura creativa,e e lo fa in maniera piacevole ma non per questo superficiale o meno importante.
Il libro mostra quello che "serve" per essere un buon romanziere: se serve seguire corsi e seminari, che tipo di studi bisognerebbe fare, se si può vivere e mantenere una famiglia scrivendo. La risposta fa riferimento a ciò che l’autore ha vissuto in prima persona, come autore e come insegnante, e il testo intero è pervaso di umiltà, come se si trattasse di qualcosa detto senza nessuna pretesa di fare della propria esperienza una verità universale. L’autore parla di trame, dei momenti ‘ispirati’ in cui si sente il proprio personaggio, di come è entrato nell’ufficio di un editore con una borsa di plastica pina di suoi manoscritti. Di cosa giova e di cosa invece è da evitare, dei pro e dei contro di tutto ciò che chi scrive si trova ad affrontare, prima o poi.
Personalmente ho amato molto la parte in cui lo scrivere viene paragonato al "sogno", e alla vividezza che bisogna ricreare scrivendo. Una scena che va vista nei suoi minimi dettagli e che va descritta in tutte quelle piccole cose che la rendono viviva, vera, credibile anche se non realistica. E’ la parte secondo me più ‘universalizzabile’, perchè Gardner, vivendo in un contesto americano, a quel contesto si riferisce quando parla di corsi di scrittura creativa universitari (che non mi pare in Italia ci siano) e a chi rivolgersi per pubblicare. Ma nonostante questo, la parte più importante di questo manuale/saggio o come vogliamo chiamarlo, sta proprio nel parlare di quel sogno, di quella scena da riverdesi centinaia di volte cogliendone ogni sfumatura prima di mettersi a tavolino e scrivere. Senza tecniche, senza trucchi, senza nulla: solo la fantasia e la penna, come se tutto il resto -grammatica, punteggiatura, figure retoriche e quant’altro- venissero dopo. E forse alla fine è proprio così: a che serve una grammatica perfetta se non ci sono contenuti da trasmettere? Se non si riesce a creare, immaginare, immedesimarsi?
E’ coinvolgente, questo manuale/saggio. Ti fa venire voglia di scrivere e di leggere tutto di tutti quegli autori che vengono citati qua e là, per coglierne nel bene e nel male l’interpretazione propria e di Gardner. E’ un buon libro per ricordarsi che scrivere è anche e solo questo, la gioia di scrivere.
Vale la pena.
E’ introvabile però, quindi vi conviene setacciare le biblioteche se volete leggerlo 🙂