La casa di Psiche è una specie di thriller psicologico che, negli scopi, mi ha ricordato un po’ Il mondo di Sofia da una parte e un po’ il più recente Il segreto di Lydia dall’altra; se il libro di Gaarder infatti parlava – e in un certo senso insegnava- di filosofia, Il segreto di Lydia affronta la storia dell’arte, e La casa di Psiche la psicologia.
Devo dire che, da questo punto di vista, La casa di Psiche mi è parso migliore; la psicologia viene non solo spiegata nel corso del libro, ma soprattutto ha una parte preponderante nella trama che in ogni caso, a differenza degli altri romanzi che ho citato, rimane realistica. In questo caso, la storia della psicologia è inserita tramite una voce narrante insieme esterna e protagonista della vicenda. Questo narratore non solo spiega le varie teorie psicologiche, il loro succedersi e i punti di vista di personaggi importanti come Freud e Jung, per citarne solo un paio, ma lo fa anche per giustificare ciò che sta facendo.
Si tratta infatti, come vi dicevo, di un thriller psicologico; ci troviamo di fronte due amiche, due ragazzine, di nome Torhild e Lisa. Torhild è una giovane pianista che deve esercitarsi per un saggio, e sceglie per questo motivo una casa, concessale dal comune, in cui può andare a suonare il piano. In questa casa si rivela fin da subito una presenza inquietante, che scopriremo però solo alla fine; è appunto la misteriosa voce narrante, che inserisce nella sua storia della psicologia le sue osservazioni sulle reazioni della ragazza e delle persone con cui interagisce. Devo dire che nel mascherare l’identità di questa persona l’autrice è riuscito benissimo: quando si scopre chi è, infatti, ci troviamo di fronte a un colpo di scena davvero inaspettato.
Se da una parte l’inserimento della psicologia è ben fatto, dall’altro c’è comunque qualche difetto; al di là della voce narrante misteriosa, infatti, che ha un motivo per parlare ripetutamente di psicologia, c’è un’altra parte di storia, distinta anche tramite diversi caratteri tipografici, che è raccontata da un narratore onnisciente e in cui la protagonista Torhild interagisce con altri personaggi. E’ in questa interazione, secondo me, che sta il difetto del libro. A volte, infatti, Torhild parla con Lisa, con la madre o con Vidar, un ragazzo che conosce alla casa in cui si esercita, di psicologia, ma mi è parso che molto spesso questi dialoghi fossero piuttosto forzati, come se ci fosse la necessità da parte dell’autrice che si parlasse di psicologia, ma la situazione in cui si trovavano i personaggi non permettesse di farlo con naturalezza. In questi casi io preferirei che il dialogo fosse più naturale, anche magari su argomenti diversi, mentre invece qui risultava proprio forzato e quindi stonava, secondo me, con il resto del libro.
Per il resto ho trovato la parte del thriller abbastanza interessante, e il personaggio della voce narrante psicopatica il cui scopo è avere materiale per il suo saggio sulla paura di morire secondo me è il più riuscito del libro. Di certo non è un romanzo adatto a chi non ami la psicologia, o alle persone a cui la psicologia e la sua storia non interessa. Trattandosi di una parte molto influente sulla trama e “pesante” in termini di spazio narrativo, credo che leggere questo romanzo solo per il thriller sia sbagliato. Questo è un romanzo secondo me rivolto soprattutto a chi si interessa anche superficialmente di psicologia. In caso contrario è meglio rivolgersi ad altro.
Giudizi
Trama:Rating: Personaggi:Rating: Stile:Rating: Generale:Overall Rating:
Info utili
Titolo e autore originale: Rovdyr!, Ragnhild N. Grodal Titolo e traduttore italiano: La casa di Psiche, Margherita Podestà Heir Collana, editore e anno: Omnibus Stranieri, Mondadori 1998 ISBN o ISSN: 9788804444459 Prezzo (in media): € non disponibile
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