Da un libro ambientato in una paese chiamato Terre d’Ange mi aspettavo il peggio, soprattutto se i fondatori di questa mirabile terra sono – come il nome suggerisce – dei veri e propri angeli, anche se ormai diventati nel ricordo del loro popolo simili più a déi che a messaggeri celesti.
Ma a scapito dei cattivi presagi, Il dardo e la rosa, o nel suo più spiccatamente fantasy e appropriato titolo originale, Kushiel’s Dart, si rivela un romanzo tutto sommato piacevole.
E’ una storia d’intrighi in una corte lussuosa e libertina ma anche di avventure in terre ben più selvagge; è in particolare la storia di Phèdre nó Delaunay, riscattata da un destino di bambina abbandonata per diventare celebrata cortigiana ma segretamente abile spia. Un espediente troppo scontato? Probabilmente. Se non che la nostra eroina ha qualcosa di unico: niente poteri eccezionali, solo una macchia nell’occhio sinistro che contrassegna coloro che sono stati toccati da Kushiel. Il dardo di Kushiel, appunto, che rende Phèdre sensibile al dolore come ad un piacere.
Ebbene sì, Carey fa entrare prepotentemente il sesso all’interno del fantasy (anche se a ben vedere non è stato la prima) con più eleganza di quanto ci si aspetterebbe. Ma ad essere sinceri il suo romanzo ha ben più a che vedere con la storia che con la magia (praticamente assente in questo suo primo romanzo): non si fa fatica a indovinare che Terre d’Ange è la Francia, così come sotto il nome di Skaldia si celi la Germania, sotto Alba l’Inghilterra, sotto Aragonia la Spagnia e Caerdicca Unitas sia il nome per i tanti staterelli dell’Italia medioevale. Curioso anche il mescolarsi di epoche storiche, che riprendono quelle più in voga nella letteratura fantastica: mentre a Terre d’Ange si respira l’aria dei romanzi cortesi francesi, ma senza i misticismi religiosi del Basso Medioevo, nelle foreste della Skaldia si aggirano guerrieri che ricordano prepotentemente i Germani e Alba è ancora dominata dalle antiche tribù dei picti.
Un’Europa fantastica ma ricostruita in maniera affascinante e tutto sommato convincente.
Anche l’azione si fa seguire bene, e i personaggi, nonostante siano numerosi, sono ben delineati e si fanno apprezzare. Insomma, se volessi essere generosa potrei dire che Carey è una Martin al femminile, tanto è vicina come trame e ambientazioni ai romanzi fantasy dell’autore americano.
Ma, purtroppo c’è un ma: Carey non riesce ad essere appieno convincente. Alcune ingenuità nella psicologia dei personaggi che sanno di artificio (a cominciare dalla pronta facilità con cui Phèdre si muove in ogni situazione), alcune trovate poco felici nella trama che sanno di indomabile ottimismo (i picti che si mobilitano senza batter ciglio in difesa di Terre d’Ange con una situazione difficile nel loro paese), alcune perplessità nel delineare questa fantasiosa società angeline (la Corte della Notte, incerta tra essere cortigiani d’alto bordo o sacerdoti sui generis di Namaah).
E’ certo che la Carey, pur assestandosi in una posizione interessante all’interno del panorama fantasy, ha scelto uno degli aspetti se vogliamo peggiore di questo genere: infatti Il dardo e la rosa non è che il primo romanzo di una trilogia. C’è da sperare che, in futuro, la scrittrice impari più ad osare e a puntare anche e soprattutto sui personaggi secondari, per compensare l’onnipresenza della protagonista.
Ho finito da poco di leggere la trilogia in italiano. Devo dire che mi ha appassionato: il secondo è intrighi, e il terzo si fa più magico. Non la paragonerei a Martin, ma semplicemente perché, per quanto le Cronache mi piacciano, non sono una di quelli che lo tiene sull’altarino. Comunque, dal mio punto di vista migliora; certo è difficile gestire tanti personaggi parlando in prima persona, è già un miracolo che non sia pesante la maggior parte delle volte, però ne vengono fuori altri. Uno su tutti Joscelin, ovviamente. Vero che siamo sempre negli occhi di phèdre, e questo è limitante, ed è vero che a volte sembra proprio che sappia fare tutto lei XD tuttavia ho apprezzato moltissimo questa saga e anzi, aspetto il seguito.
Ho ampiamente commentato questo libro su aNobii. La difficoltà maggiore, dopo l'espressione in prima persona, è stato accettare la tipologia sessuale narrata nel romanzo. Superato questo è entrato ufficialmente nella mia rosa dei miti.
Mi manca solo il terzo della prima trilogia, che ho già acquistato ma che devo riuscire a leggere! 🙂
Ho letto l'intera trilogia e in generale mi ha catturato ma ho trovato la terza parte più debole rispetto alle altre. Ho apprezzato la ricostruzione fantastica dell'Europa per contro l'inserimento di tanti personaggi rende talvolta precaria la caratterizzazione psicologica e restano più dei tipi che dei veri personaggi con un'evoluzione.