Livello 7 è il diario di un uomo qualsiasi, al punto di non avere neanche un nome se non Ufficiale Premi-Pulsanti 127, iniziato il giorno della sua discesa nell’installazione militare che da il titolo al libro.
Il livello 7 è un’installazione che da alloggio a tutti quei militari incaricati di portare avanti l’attacco contro il Nemico in caso di guerra e, al suo interno qualche centinaio di individui di ambo i sessi, completamente e definitivamente isolati dal mondo esterno, attendono di dover compiere il proprio dovere.
L’Ufficiale 127 è uno degli ufficiali incaricati di premere i bottoni per scatenare l’attacco nucleare su vasta scala destinato a distruggere la vita in superficie.
La guerra non si farà attendere molto, ma il vero dramma inizierà solo dopo.
Livello 7, scritto nel 1959, è un romanzo che gronda paura da guerra fredda e sfiducia verso la tecnologia e chi la controlla.
Il Nemico, mai visto e percepito solo in modo distante e impersonale è tema e antagonista allo stesso tempo.
La sua identità è volutamente indefinita, perché tutto e tutti sono nemico; gli altri stati, gli stati neutrali, le persone in superficie, le altre installazioni militari.
L’Ufficiale 127 racconta, nella sua allucinante semplicità interiore, l’evolversi di un microcosmo di individui isolati da tutto e il loro auto imprigionamento in una straniante utopia di perfezione.
La perfezione percepita però è tale solo perché costituita da un numero finito di variabili e, quindi, dal loro assoluto controllo.
Oltre al tema della paura dell’altro, è interessante anche come la tecnologia e, per logica conseguenza, l’intelletto umano che l’ha generata siano visti come metodi per controllare o combattere l’ignoto. E’ la tecnologia che permette agli abitanti del livello 7 di isolarsi dal mondo, che gli permette di essere quelli con le maggiori possibilità di sopravvivenza in caso di guerra, che controlla e domina le loro vite e che li tiene inchiodati nel sottosuolo.
Tecnologia quindi come strumento di salvezza e controllo dei pericoli che essa stessa genera.
Lo stile di scrittura è senza infamia e senza lode e purtroppo manca di personalità al punto che la lettura si trascina stancamente, nonostante le idee interessanti e degne di approfondimento. Sicuramente è un buon libro per immergersi nelle paure inconsce dell’america anni 60, un po’ meno se si cerca una lettura appassionante o stilisticamente interessante.
Il finale è logico e coerente, ma non resta molto dopo la lettura dell’Ufficiale Premi-Pulsanti 127 e dei suoi colleghi, ma questo è un racconto di uomini mediocri e, in quanto tale, è giusto così.