“Delle leggi che possiamo ricavare dal mondo esterno, una si trova sopra a tutte: la Legge della Transitorietà. Nulla esiste per durare.Gli alberi cadono anno dopo anno, le montagne sprofondano, le galassie si spengono come grandi candele esauste. Nulla esiste per durare… all’infuori del tempo. L’universo si logora, ma il tempo continua. Il tempo è una torre, una fonte inesauribile; il tempo è mostruoso. Il tempo è il protagonista.”
Il libro di Aldiss parla proprio di questo transitare eterno e necessario: una transizione che porterà inevitabilmente alla fine di un qualcosa e all’inizio di un qualcos’altro. Gli uomini possono morire, gli animali cambiare, le galassie esplodere, ma il tempo, l’esistenza stessa (intesa in senso concettuale) continueranno lo stesso.
Viviamo una vita che per noi rappresenta tutto. Nella nostra singolare convinzione di essere preziosi non riusciamo ad immaginare un mondo senza di noi, eppure il mondo ha continuato ad esistere per miliardi di anni, senza la nostra presenza e se le galassie non sono nient’altro che “granelli di sabbia”, l’uomo cos’è?
Nella descrizione dell’apparato narrativo, delle ambientazioni e delle vicende, Aldiss rispetta i canoni classici della fantascienza del suo tempo: l’esistenza di pianeti abitati, l’associazione di tali pianeti in una federazione, la posizione preminente della Terra…
Tuttavia, a differenza dei suoi colleghi, egli narra permeando il tutto di una vena poetica e di una capacità narrativa che non sempre è prerogativa degli scrittori di fantascienza.
Il libro è strutturato in racconti apparentemente sconnessi l’uno all’altro.
In realtà, ognuno di essi è rappresentativo di un’epoca e l’intero apparato narrativo si districa cronologicamente lungo un lasso di tempo millenario.
Il lettore non fa nient’altro che compiere un viaggio, strutturato come salti temporali di millennio, in millennio.
Un tempo infinitamente lungo, talmente lungo che rende plausibile qualsiasi cosa, basandosi sull’elementare concetto del “che ne sai tu di cosa accadrà tra migliaia di anni”?
Aldiss non si limita ad affrontare concetti che riguardano l’evoluzione tecnologica. Il suo futuro non è diverso perché sarà tutto automatizzato, i robot lavoreranno al nostro posto, ci saranno i viaggi interstellari e via dicendo; i cambiamenti che egli descrive sono ben più profondi e importanti.
Nel secondo capitolo, “I millenni sterili”, Aldiss scrive:
“La disperazione appartiene a quella curiosa categoria di emozioni provate frequentemente dai singoli, ma raramente da intere comunità. Milton disperava; l’uomo, invece no. La guerra continuava; l’uomo continuava.
Esiste un punto, in guerra, dopo il quale il conflitto sembra protrarsi quasi automaticamente. Perché quando gli uomini hanno perduto le loro case, le loro mogli, le loro famiglie, i loro affari, insomma, tutto ciò che essi avevano caro, non vedono altra soluzione che quella di continuare la lotta, sia per odio che per indifferenza.”
Aldiss ci parla di una guerra, una guerra che ha dimenticato persino la propria genesi e le ragioni che l’hanno determinata. E’ una guerra a livello interplenetario, combattuta tacitamente.
Il libro viene pubblicato durante gli anni della Guerra Fredda ed è facile ravvisare in essa richiami alle tensioni tra i due colossi mondiali.
Senza questo clima di tensione, i pianeti e le popolazioni, che vivono su essi, si atrofizzano, perdono interesse, diventano molli, deboli e sono facili prede di attacchi. E’ la guerra che mantiene vivo un paese, che alimenta il suo desiderio di progredire, di essere forte.
Oltre al concetto di guerra, Aldiss è molto interessato a quello evolutivo. Si tratta di un’evoluzione continua che porterà l’uomo a creare un Linguaggio Universale capace di esprimere concetti altissimi e inesprimibili fino a quel momento. L’identità fra pensiero e parola è finalmente raggiunta. Questo Linguaggio sarà alla base del primo vero salto evolutivo del genere umano, dopo il suo presunto abbandono dello stato scimmiesco. Un salto evolutivo determinato da una mutazione genetica.
Mi fermo qui, perché andando oltre rischierei di raccontare tutto e questo è uno di quei libri che vanno assolutamente letti. Ricco di spunti per riflettere, architettato in una notevole struttura narrativa e scritto con grande perizia.