Il 29 gennaio 1845 viene pubblicata per la prima volta, sulle pagine dell’Evening Mirror, la poesia “The Raven” (Il corvo) di Edgar Allan Poe. È l’inizio del successo che il poema riscuote anche ai giorni nostri.
“Il corvo” fu inizialmente presentato da Poe all’amico George Rex Graham, che aveva fondato la Graham’s Magazine a Philadelphia. Graham rifiutò la poesia, cosa di cui in seguito si pentì, ma diede a Poe quindici dollari, a mo’ di elemosina. Fu comunque più di quanto Poe ottenne da The American Review, che la pagò solo nove dollari e la stampò nel numero di febbraio del 1845 con lo pseudonimo “Quarles”.
“Il corvo” riscosse subito successo, rendendo famoso il suo autore tanto da fargli guadagnare il soprannome di “The Raven”. Tuttavia, questo successo non valse a Poe alcun ritorno economico, tanto che alla morte della prima moglie, avvenuta il 30 gennaio 1847, fu costretto ad avvolgerla in un sudario realizzato con le lenzuola del corredo matrimoniale che lei aveva portato in dote.
Nei decenni seguenti, la poesia è stata pubblicata, illustrata da nomi importanti, resa oggetto di parodie. Qualunque sia l’opinione della critica su di essa, rimane uno dei poemi più famosi del mondo, probabilmente perché riesce a parlare al profondo di ciascuno di noi, incentrata com’è sul tema del dolore.
In un saggio successivo, La filosofia della composizione, scritto sull’onda del successo immediatamente ottenuto, Poe racconta come è arrivato a comporre “Il corvo”, affermando esplicitamente di non comprendere il motivo per cui ai tempi nessun autore avesse ancora scritto un articolo o un saggio sulle modalità con cui aveva composto un’opera. Poe crede che ciò sia dovuto alla vanità degli autori, che preferiscono far credere al pubblico di scrivere partendo da un’intuizione invece che raccontare che cosa succede nella loro mente durante la scrittura.
Nello stesso saggio, Poe afferma che il suo vero obiettivo è l’originalità, e che ciò non è frutto solo di un’intuizione, ma di logica, calcolo e riflessione. Per questo motivo, esplora nel dettaglio la composizione della sua opera più famosa. Racconta come la morte di una bellissima donna, e l’angoscia e l’autodistruzione che ne possono seguire, sia l’argomento più poetico, ed è proprio la morte di Lenore ad essere al centro della poesia; il suo innamorato viene tormentato dall’angoscia e dal desiderio in parte di ricordarla e in parte di dimenticarla. Il corvo, con il suo continuo gracchiare Nevermore, la celebre parola onomatopeica a cui molti poeti si sono successivamente ispirati, non fa altro che estrarre dall’animo del giovane il dolore che già esiste: la voce narrante, infatti, continua a porgli domande, pur sapendo, pur capendo che otterrà sempre la stessa risposta, che lo getta sempre di più nella disperazione.
La musicalità dell’opera, la metrica, le rime e il linguaggio scelti contribuiscono a creare un’immagine cupa, angosciante, e al crescere della tensione e della disperazione della voce narrante cresce anche il coinvolgimento del lettore.
E non bisogna stupirsi della capacità dell’autore di rappresentare così bene l’angoscia del dolore, il desiderio tormentoso di ricordare i bei momenti e insieme di dimenticare per non soffrire più, l’orrore insito nell’idea di non poter più vedere chi amiamo, la totale mancanza di speranza. Alcuni critici, infatti, ritengono che Poe sia stato fortemente influenzato dalla morte di persone a lui carissime: la madre Eliza Arnold Poe, che morì di tubercolosi polmonare quando Poe aveva solo due anni; la morte del fratello Henry; la morte di Jane Stith Stanard, madre di un suo compagno di studi; la fine della sua relazione con Sarah Elmira Royster; la morte della sua madre adottiva Frances Allan, anche se la famiglia Allan non lo adottò mai formalmente pur accogliendolo dopo l’abbandono del padre e la morte della madre. Il corvo della poesia viene quindi a rappresentare il ricordo infinito e doloroso delle persone che abbiamo amato e che abbiamo perso, ed è per questo che ha raccolto intorno a sé, nei secoli e in tutto il mondo, tanto successo e tanta condivisione.
Dalla sua pubblicazione, e dal saggio successivo che ne spiega la composizione, “Il corvo” ha mantenuto la sua reputazione, resa evidente dalle numerose traduzioni, ripubblicazioni, illustrazioni e influenze su diversi lavori letterari, tra cui ritroviamo opere di Nabokov, di Bradbury e anche del poeta italiano Giovanni Pascoli.
Sono numerosissimi i riferimenti a “Il corvo” nella cultura popolare: compaiono accenni in diverse opere a stampa, nella musica, nella televisione e nel cinema; basti dire che compare anche in un episodio dei Simpson. The Raven è anche il titolo di un film del 2012 che racconta gli ultimi giorni di vita di Edgar Allan Poe, che sono tuttora coperti dal mistero.
“Il corvo” di Edgar Allan Poe: riferimenti
- La pagina dedicata a “The Raven” sul sito della Edgar Allan Poe Society of Baltimore
- La pagina dedicata a “Il corvo” su Wikipedia (versione inglese qui)
- Lista dei riferimenti a “The Raven” su Wikipedia inglese
- “The Raven” letto da Christopher Lee su YouTube
- “Il corvo” letto da Roberto Herlitzka su YouTube
- Articolo in inglese sulle illustrazioni di Gustave Doré per “Il corvo”
“Il corvo” di Edgar Allan Poe: bibliografia
- Edizione italiana BUR de “Il corvo”, con testo a fronte, illustrazioni di Gustave Doré e il saggio La filosofia della composizione
- Edgar Allan Poe: a critical biography, di Arthur Hobson Quinn (inglese)
- The Cambridge Companion to Edgar Allan Poe, di AA.VV., raccolta di saggi critici in inglese