Una vita da lettore non è esattamente un libro: è una raccolta di articoli apparsi su una rivista letteraria, il Believer, che però ha delle regole ben precise: non vuole pubblicare stroncature. Non si direbbe che questo fermi la penna di Hornby dall’esprimere le sue opinioni, ma di certo la limita, anche solo nel rendere anonimi gli autori dei libri senza titolo che purtroppo stanno nella lista degli abbandonati o interrotti. E’ anche per questo motivo che l’ho infilato in "critica letteraria", sebbene non sia esattamente il genere adatto.
Ogni mese tra il settembre 2003 e il giugno 2006 l’autore stende una lista di libri acquistati e di libri effettivamente letti, o almeno iniziati: e poi esprime le sue opinioni come si fa con gli amici, inframezzando il tutto con battute sulla direzione della rivista, sulla sua passione per il calcio, su quello che gli ha impedito di leggere quanto avrebbe voluto, come in una riunione informale davanti al caffè. E’ questo l’aspetto più interessante del libro, che risulta a volte un po’ "fuori contesto": probabilmente, visto all’interno dell’intera rivista l’opinione sul prodotto finale cambierebbe, ma così si presenta come una serie di consigli di lettura, a volte di libri editi anche in Italia, che è estremamente godibile anche in quanto tale, sia per lo stile dell’autore, frizzante, vivace ed ironico, sia per il modo in cui Hornby affronta la lettura: ossia come un piacere che va vissuto come tale. Nell’introduzione infatti consiglia chiaramente di abbandonare i libri che ci fanno annaspare; spesso nelle sue liste si trovano libri iniziati ma interrotti e/o abbandonati, nonchè libri senza titolo e autore perchè andrebbero stroncati ed è contro le regole della rivista.
Rispetto alle rubriche che si leggono su riviste e quotidiani, lo stile è completamente diverso. Se leggendo le recensioni "tradizionali" si ha a volte l’impressione di una seriosità che a volte esagera con lodi o con biasimi a seconda del libro, e che a volte stronca con una puntigliosità che rasenta il piacere puro di stroncare e basta, negli articoli di Hornby non c’è niente di tutto questo. Mi hanno strappato più di una risata, mi hanno fatto venire voglia di cercare i libri che sono stati meglio commentati, e anche quelli che sono stati solo citati, per vedere come sono. Mi hanno infastidito, quando trovano l’anonimo innominabile, perchè avrei voluto sapere cosa evitare. E soprattutto, mi è piaciuta la sensazione di essere con qualcuno che ama leggere e che vuole condividere questo amore con gli altri, con i suoi lettori, spiegando che ha dovuto spesso barcamenarsi tra il dire quello che voleva e quello che invece le sue esigenze di scrittore richiedevano che dicesse. L’introduzione è, in questo senso, di una sincerità disarmante.
Una vita da lettore è un diario di lettura del tutto informale, simpatico, divertente, trascinante, che parla da uno scrittore che ama leggere a un lettore che ama leggere. E l’essenza della recensione sta esattamente in questo: consigliare libri, dire cosa se ne pensa, anche nel male, lasciando che sia chi riceve il consiglio a decidere. Il tutto con l’amore per la lettura in testa.