Ho finito di leggere a giugno. Ho rimuginato tutta l’estate su cosa dire, perchè credo che questo sia uno di quei romanzi che ti lasciano senza parole, uno di quelli che puoi anche rileggerli per sempre e trovarci sempre qualcosa di nuovo. Io non ho nulla da dire su questo romanzo per il semplice fatto che il romanzo parla da solo a chi legge. Ci provo lo stesso.
Protagonista è Raskolnikov, giovane ex-studente disagiato che per provare una sua personale teoria sugli uomini decide di uccidere una vecchia usuraia, presso cui egli stesso ha già impegnato degli oggetti. Il testo presenta il giovane mentre si accinge al delitto e poi tutta il percorso di castigo: non tanto il castigo effettivo dei lavori forzati in Siberia, ma quello personale che pungola continuamente il protagonista, diventando una vera e propria malattia psicosomatica. In seguito al delitto, infatti (duplice, non per volontà del giovane), Raskolnikov inizia a non sentirsi fisicamente bene, ha più volte la febbre e l’idea di non farsi scoprire e non lasciare tracce lo ossessiona. In questo si vede tutta la grandezza di questo autore, perchè se anche gli altri personaggi sono ben tratteggiati e caratterizzati e hanno tutti un ruolo ben preciso nell’intera vicenda, è l’animo del protagonista ad essere sondato in maniera incredibile. Persino nei sogni, e nei pensieri sconnessi, e nelle sensazioni fisiche che attraversano il giovane dall’inizio alla fine, da prima del delitto, al durante, al dopo, quando è tutto un gioco di dissimulazioni e finzioni e contraddizioni con la polizia e in particolare Petrovic.
Se l’analisi dello stato interiore del protagonista è di per sè un gioiello e vale da sola la lettura, vedere quest’analisi nel rapporto con gli altri personaggi e nella descrizione stessa delle altre persone che girano intorno a Raskolnikov rende il quadro completo e fa di tutto questo un capolavoro vero e proprio. Ognuno, come dicevo, ha un ruolo ben preciso, e la sua rappresentazione può anche essere vista come una critica più o meno nascosta alla società russa del tempo; ognuno ha un tratto che lo caratterizza e che lo mette in contrapposizione agli altri, facendone risplendere le luci o risaltare le ombre e riuscendo in questo modo a far comprendere al lettore le caratteristiche degli uni e degli altri proprio attraverso la loro interazione.
Io credo che si potrebbe parlare di tutto questo per giorni e ancora non si sarebbe riusciti a dire tutto. Credo che questo sia uno di quei romanzi che parlarne non serve, devi leggerlo per capirlo. E’ lungo. E’ un po’ lento, e a tratti non capisci il perchè di quella scena ma poi torna tutto, alla fine. E finisce che lo hai divorato in molto meno tempo di quel che credevi necessario, con la voglia di rileggerlo perchè sai che ti è sfuggito qualcosa, è troppo immenso per averlo compreso tutto e subito.
Provate, ne vale la pena sul serio.
Giudizi
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Info utili
Titolo e autore originale: Fëdor M. Dostoevskij Titolo e traduttore italiano: Delitto e castigo, V. Carafa de Gavardo Collana, editore e anno: Biblioteca Economica Newton, Newton & Compton, 1994 ISBN o ISSN: 9788879837668
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Film
Delitto e castigo, 1998
Delitto e castigo, 2002
Link di approfondimento
La pagina di Fëdor M. Dostoevskij sulla Wikipedia italiana e inglese
La pagina di Delitto e castigo sulla Wikipedia italiana e inglese
Itinerario da seguire a San Pietroburgo per toccare i luoghi di Delitto e Castigo (italiano)
Guida allo studio di Delitto e Castigo su SparkNotes (inglese)
Le opere di Dostoevskij su Project Gutemberg (inglese)
La mappa letteraria di Dostoevskij su Gnod
E’ in effetti un romanzo difficile da recensire. Si vede che risente un po’ del fatto di essere stato pubblicato in rivista, sia per le parti allungate sia per certe scene cariche di patetismo. Ad ogni modo il risultato finale è ottimo, anche se disturbante. Dostoevskij tratteggia un mondo davvero cupo. Qualche raggio positivo si vede sopratutto sul finale, ma rimane il fatto che il resto è un affresco di un’umanità allo sbando.
Dostoevkskij e “Delitto e castigo” in particolare mi hanno cambiato la vita, non penso che ci sia altro da aggiungere.
E’ un romanzo davvero notevole, sicuramente il più bello tra quelli di Dostoevskij che ho letto. La profondità con cui dipinge Raskolnikov e il suo rapporto con gli altri personaggi e, in definitiva, la società russa dell’epoca mi hanno molto impressionato. E’ anche difficile da leggere perchè in effetti nella parte centrale la trama sembra perdersi, ma sicuramente, come hai detto tu, ne vale la pena.