Il nome della rosa è entrato a far parte dei classici della letteratura italiana e, alla sua pubblicazione, ha rappresentato un caso letterario che ha dato inizio ad un genere. Ma cos’è questo libro? Se ne possono dare più letture: è un romanzo storico, che parla della storia delle eresie nei primi secoli dopo l’anno Mille; ha una vena filosofica, basata sull’aristotelismo e la scolastica; è un giallo, appassionante e avvincente; è un romanzo con una morale (la troppa virtù può essere dannosa quanto la mancanza di virtù), sfugge insomma alle classificazioni.
La vicenda ha inizio con uno degli espedienti letterari più comuni, il ritrovamento di un manoscritto misterioso che narra, in prima persona, le vicende di un giovane novizio, Adso da Melk, e del suo maestro, frate Guglielmo da Baskerville, in un monastero dell’Italia settentrionale. I filoni narrativi che si intrecciano sono, come ho già accennato due: la questione delle eresie e del rinnovamento degli ordini monastici, con particolare attenzione alla questione dei “fraticelliâ€, e una serie di misteriose morti all’interno del monastero. Tutto ruota intorno alla biblioteca, luogo del sapere ma anche luogo di proibizioni, che nasconde manoscritti ritenuti pericolosi. Il compito di Guglielmo e Adso è quello di investigare sui crimini all’interno del monastero e, allo stesso tempo, di mediare tra la delegazione francescana e quella avignonese che si devono incontrare per discutere della questione della povertà .
Questo romanzo è stato spesso bollato come “difficile†e sicuramente la scrittura, in alcuni tratti, non è molto agevole, sia per la scelta dei termini usati che per la lunghezza di alcune descrizioni e digressioni (notevole, in uno dei primi capitoli, la descrizione del portale della chiesa, lunga 4/5 pagine!). Una delle difficoltà maggiori è la presenza, abbastanza frequente, di frasi in latino: si tratta di un latino di base, facilmente comprensibile da chi l’abbia studiato a scuola, ma ostico per gli altri; nella versione che ho letto io non era presente una traduzione italiana di queste frasi ma non escludo che in altre versioni le note a piè di pagina la riportino. La bravura di Eco è tuttavia indiscutibile: vi sono passaggi e digressioni che sembrano tratte direttamente dai manuali di retorica.
Nonostante queste difficoltà , il libro è adatto a tutti: sono molti i piani di lettura e il carattere thriller della trama e i capitoli brevi aiutano a mantenere viva l’attenzione, soprattutto verso la fine.
La caratteristica predominante del romanzo è l’ironia divertita con cui vengono trattati i personaggi più biechi o ambigui e le vicende storiche e che riesce sempre a strappare un sorriso al lettore. L’ironia è spesso evidente già dai sottotitoli che presentano un riassunto del capitolo ma è ben presente anche nelle osservazioni del narratore onnisciente ed è anche il mezzo usato per raccordare gli eventi narrati con quelli moderni o contemporanei.
Per finire, il romanzo ha anche una morale, su cui non anticipo nulla per evitare ogni tipo di spoiler, ma che è anche abbastanza complessa e che porta a chiudere il volume con la voglia di prendersi un po’ di tempo e rifletterci su.
Non posso quindi che consigliare “Il nome della rosa†anche agli Eco-scettici che trovano l’autore un po’ saccente e a chi l’ha sempre temuto come autore d’elite perché, malgrado tutte le critiche, rappresenta uno dei romanzi chiave della letteratura italiana moderna –ed è anche molto godibile, cosa che non guasta mai!
Giudizi
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Generale:Overall Rating:
Info utili
Titolo e autore originale: Il nome della rosa, Umberto Eco
Collana, editore e anno: I Grandi Tascabili, Bompiani, 2000
ISBN o ISSN: 9788845246340
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Film
Il nome della rosa (1986), diretto da Jean-Jacques Annod
Link di approfondimento
La pagina dedicata a Il nome della rosa sulla Wikipedia italiana e inglese
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