Non so se faccio la scelta giusta, classificando questo libro come un classico. Ma la faccio perchè questo libro, secondo me, ha tutte le carte giuste per diventare un classico, sempre che non lo sia già .
Devo dire che alle prime pagine non la pensavo così. Era una lettura pesante e faticosa, sia per il numero non indifferente di personaggi, sia perchè io proprio non mi ci raccapezzo con i patronimici russi, e finisco sempre per scordarli. Inoltre avevo per le mani altri romanzi più interessanti, e l’ho lasciato da parte, per riprenderlo poco tempo fa, e finirlo d’un fiato, quasi esclusivamente perchè avevo il prestito della biblioteca scaduto.
Ero tentata di abbandonarlo, ma sono contenta di non averlo fatto. Le vicende narrate forse non sono note a tutti, ma il tema è probabilmente più famoso: la transizione della Russia scatenata dalla Rivoluzione d’Ottobre, con la guerra civile che ne consegue, e con l’impatto sulla popolazione, sui singoli. Le vicissitudini del romanzo forse sono più conosciute: rimasto infatti ai margini della vita letteraria russa, perchè ciò che scrive non contiene abbastanza propaganda, Pasternà k si vede pubblicare questo romanzo proprio in Italia, dall’editore Feltrinelli, nel 1957, ottenendo un successo clamoroso in svariate parti del mondo, fino ad ottenere il Premio Nobel conferitogli nel 1958. Leggendo il romanzo, si nota infatti un estremo realismo dell’autore, che raramente si schiera per una fazione e l’altra, ma anzi mostra come le atrocità non abbiano colore, nè dipendano da un credo politico piuutosto che da un altro. Il protagonista Jurij živago è un medico, chiamato al fronte prima, e poi costretto a lavorare per i rossi poi, durante la guerra civile. L’avvio lento permette di scendere in profondità negli animi dei due protagonisti, živago e Lara, e la loro storia, i loro punti di vita, le loro azioni sono presentate in modo da far capire come tutto ciò che hanno vissuto, o presagiscono di vivere, li condizioni. Ho trovato la loro storia d’amore molto toccante (sono bellissimi i passi sulle braccia di Lara), così come ho adorato le parti relative ai momenti in cui živago riesce a scrivere. Il processo dello scrivere viene descritto molto bene, le sensazioni che porta al personaggio sono dipinte con maestria: e anche se in alcuni punti i dialoghi, o i pensieri dei personaggi, sono espressi in maniera un po’ troppo carica, quasi teatrale, in definitiva mi hanno affascinato.
Molto belle anche le poesie che si trovano in fondo al volume, tutto ciò che rimane di živago.
Insomma, un romanzo piuttosto lungo, dall’avvio pesante, e che “costringe” a una lettura piuttosto lenta. Ma ne vale la pena, anche per capire un po’ gli avvenimenti storici che fanno da sfondo dirompente alla vicenda, perchè sono narrati con sofferenza e con dolore, ma non per questo meno sentiti. Forse diventano più crudi, e si può ben capire perchè fossero considerati scomodi. Ma anche questa è una faccia del comunismo russo che è giusto, quasi doveroso, conoscere.
Altro punto di forza del romanzo: la capacità , che invidio tantissimo all’autore, di saper descrivere con una tale finezza, eleganza e precisione l’ambiente, le sfumature della luce, la neve che copre la terra e il verde del bosco. Ho trovato alcune di queste descrizioni delicate come un acquerello, e altre forti e potenti come il temporale che si descriveva.
Una nota negativa: ho trovato alcuni errori di punteggiatura nella versione italiana, che disturbano un po’ la lettura, e non m’è piaciuto molto l’elenco delle note a fine volume (anche perchè alcune erano importanti), ma questo probabilmente deriva da un’antipatia mia per la scomodità di doversi spostare nella pagine per rintracciare le note.
Giudizi
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Info utili
Titolo e autore originale: BorÃs L. Pasternà k
Titolo e traduttore italiano: Il dottor Živago, Pietro Zveteremich
Collana, editore e anno: La biblioteca di Repubblica - Novecento
ISBN o ISSN: 9788481305333
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Film
Il Dottor Zivago, 1965
Zivago, 2002
Link di approfondimento
La pagina dedicata a Borìs Pasternà k sulla Wikipedia italiana e inglese
La pagina dedicata a Il dottor Živago sulla Wikipedia italiana e inglese
La vicenda di Borìs Pasternà k su La storia siamo noi (video in italiano)
Direi che fai una scelta giustissima a definirlo un classico, anzi ti dirò di più, io lo considero un immortale. Uno di quei libri, che una persona amante della letteratura, non può non leggere. Io l’ho letto una quindicina di anni fa, ma ne conservo un ricordo molto positivo. Anche se, il tempo trascorso mi ha lasciato solo sensazioni, e qualche ricordo qua è la. La massiccia presenza di descrizioni e di riflessioni gli conferisce un ritmo molto lento che ai più potrà scoraggiare. Ma io consiglierei di continuare lo stesso, perché merita davvero. La punteggiatura con "Il dottor Zivago", sembra quasi mancare. In realtà, è solo perché Pasternak è così bravo che può anche permetterselo: nel senso, la sua scrittura è talmente ben fatta, attenta, precisa che non ha la necessità per essere compresa di tutti i segni di punteggiatura che servirebbero in caso di altri testi. Almeno, è quello che so. 🙂
Non parlo della punteggiatura scelta dell’autore 🙂 Non l’ho letto in lingua e non posso esprimermi su come usi la punteggiatura nella sua lingua. Parlo di veri e propri errori di punteggiatura disseminati nella traduzione italiana (come le virgole tra soggetto e verbo e altre amenità simili), che come tali creano pause dove a rigor di logica non dovrebbero esserci, rovinando a tratti il ritmo della frase.
Capisco. Allora credo siano proprio errori dovuti alla scarsa esperienza di chi si è occupato della versione italiana che hai letto. Un vero peccato… un attentato a uno dei migliori libri della storia della letteratura. Il povero Pasternak si starà rigirando nella tomba… lui che è stato così attento a fare le cose precise precise.
Non so sai, anche perchè ho trovato lo stesso tipo di errori anche in traduttori diversi, ma sempre dal russo all’italiano. Ho anche pensato che forse la punteggiatura russa potesse trarre in inganno (magari ha regole come quelle tedesca), ma poi sinceramente non è una giustificazione comunque.